Conseguenze del concilio pisano. 203 che è obbligato ad obbedirle, di cui essa può limitare il potere, abolire il diritto e disporre la deposizione. Se ne viene minacciata ¡'esistenza, prosegue Teoderico, ella è dispensata persino dai preetti morali: lo scopo dell’unità santifica tutti i mezzi: l’astuzia, l’inganno, la violenza, la corruzione, il carcere, la morte, poiché ogni ordine sussiste pel bene della società e gli individui debbono cedere al bene generale.1 Teoderico ripone la sua principale speranza in un potente imperatore o re romano. « Fintanto che », così egli, non si avrà un imperatore o re romano giusto, severo e univo,-sale, lo so'sma non solo durerà, ma bisogna temere che di-er, sempre peggiore». E poiché, secondo il parere di Teoderico, non può pensarsi all’abolizione dello scisma ed alla realizzazione de! i >ncilio ecumenico senza il re romano, perciò costui, sotto pec-,at > erave, è obbligato a far sì che esso si raccolga. Sigismondo seppe egregiamente trarre profitto dalla disposizione degli spiriti, che trovò la sua espressione nel trattato di T, frico e seppe anche vincere le gravi difficoltà ostacolanti il concilio: alla sua instancabile e grandiosa attività va dovuto principalmente se il sinodo potè aver luogo ed esser molto frequentato. - È cosa degna di nota come in questo egli fosse assecondato dalia fortuna. La conquista di Roma da parte di re Ladislao aveva 11vrato (giugno 1413) Giovanni XXIII a fuggire verso Firenze, ' «• a dir vero il pericoloso ospite non incontrò troppo amiche-v <• accoglienza.3 Poiché ora aveva bisogno avanti tutto di proteine e d’aiuto contro Ladislao, suo terribile nemico, Gio-' ni XXIII alla fine d’agosto del 1413 mandò presso il re Sigismundo i cardinali Challant e Zabarella insieme al celebre greco Manuele Crisolora colla missione di fissare il tempo e il luogo futuro concilio. Le trattative decisive cominciarono addì 13 otre a Tesserete, a settentrione di Lugano e ne risultò l’adozione do! progetto di Sigismondo di tenere il concilio in una città te-° ca. a Costanza. II 30 ottobre il re romano fece noto a tutta la ''i^tìanità, che, in sèguito ad un accordo con papa Giovanni, il 1 novembre dell’anno vegnente sarebbesi aperto a Costanza un concilio universale e invitò con tutta solennità a parteciparvi tutti 1 Ili ru.»-« 3S3-385, 11 (pialo osserva die in qtimte mmurime 11 principio della •"Ut* pubblica eoclesiaj*tiea raadunco In certo <|Unl modo l'apogeo e ricorda l'riHcipt di Machiavelli. * Vaili Fijìke, A da I, 169 s. I nuovi documenti comunicati in qunt» i intarlante raccolta di fonti autorizzano l'editore ad «(firmare: «Con pieno di-r* ’ può dirsi, che senza Sigismondo e il suo procolere attestante un forte •»-■'inìento di freschezza giovanile, che non rinculi'» neanche davanti a un r'n*o insuccesso, U concilio non wrrebbe pernneo stalo tenuto». Ofr. anche '««a«. Kirchcnpnlilik 1(1!) ss. : Haumun. OrrgnrianUcke Parici 12. * Cfr. Oiiu.rm loo. cit. 1*59 s.