»0 Libro I. Capitolo 1. I papi in Avignone. 1305-1376. diminuita e imbarbarita, abitava in piccole case sul Campo Marz.o fra il Campidoglio e il Tevere ed inoltre in Trastevere. Tutto il restante ampio territorio entro le mura aureliane era quasi d* tutto deserto. 43 chiese giacevano abbandonate, 11 erano affatto distrutte, molte altre senza tetto e stavano per crollare. Persino le basiliche principali minacciavano di andare in rovina: a S. Pietro e al Laterano i greggi talora pascolavano fino all'altare. Sciagura ancor maggiore che ai monumenti della Roma cristiana era toccata a quelli dell’antichità pagana, che venivano distrutti senza alcun riguardo. Un legato mise in vendita i marmi del Colo* per farne calce. Il materiale degli antichi edilizi veniva trafugato persino in paesi stranieri. L’archivio dell’opera del duomo di Orvieto conserva una serie di documenti, dai quali appare, che i pre posti alla fabbrica ritrassero una buona parte dei marmi da Rom.i. che essi mandavano quasi più spesso quivi che non a Carrara procuratori ed agenti e che in ispecie dagli Orsini e dai Savelli ebbero ripetutamente in regalo grandi massi di marmo.1 Quasi totalmente era cessata l'attività edilizia. Il solo importante lavoro pubblico dell’architettura romana durante tutto il tempo dell’assenza dei papi fu la costruzione della scala marmorea che mena alla chiev. di S. Maria in Ara Coeli, la quale, come dice l’iscrizione, fu eretta nell'anno 1348, in ringraziamento della liberazione dalla peste. Nel secolo XIII l’arte romana aveva preso uno sviluppo as**ai promettente ed aveva dato considerevoli produzioni specialmente ni lavori in marmo ed a mosaico. Vi fu in primo luogo la scuola prettamente nazionale dei Cosmati, che in Roma e nella medi.. Italia svolse un'attività altrettanto diffusa che notevole. Ancor alla fine del secolo Xtll era sorto il grandioso affresco del giudizi-universale di Pietro Cavallini a S. Cecilia in Trastevere. • Sott" Bonifacio Vili, Giotto, il genio che apri la via all’arte italiana, aveva eseguito dipinti in S. Pietro e nel Laterano. La traslazior.' della sede pontificia in Francia pose rapidamente fine in Rom-> a questa ripromettente attività artistica. * Anche sotto questo rapporto Avignone sorse come pericolosa rivale della città eterna > Pimcoun, KUmeo. 43: cfr. (praj-A Vtutì Stari* irI émomo 44 OrrW» (Roma 17»!> 1C8. I0B. 3WV «S». 3S«. S«^2». L Favi, il 4mmmo 4i Otri* Ruma IMI. SS •«. RrarXMAMrr. flr**. 4rr ffraai**. S, .irrk. 11. 4tiT\rtr II SOM Ball, 4. mmm »rrtk 1S87. 291 a» BaUTCKC. flruch. 4r* Katonr»m (K” nWvK l'«»*>> SI * itr. aoclM* Uxntn. Kmimt 34S. 373a. * Aari 1. W» Svilo «raro della rata dclHr Voatall «»ito la rhlm <11 a. Marta UMilrk« *1 Irorimo rtwalmnit«' qoaUro fornaci da calne, rh» narrano fai llW» Istoria dei (oaatl tri (»rjxrtrali * r.mwtai- av » Ofi. ItraMa*«». OH agnracM 41 /*. r«r*U(»i « i. r«rlN* te TV»aterrrr, Roma ll»*3 : Vtmit lor ctt.. 10. «2 » « Ciawoamtra VI* Kt. Cfr. II. IO»»« c Sc*J/uM VIP. €77: Octaar» T9 »