i Introduxioniv miti» dei misteri cristiani, anzi il poeta con somma risolutezza ripetutamente afferma che per lui il Vangelo è superiore a tutta la sapienza degli antichi. All’amico Giovanni Colonna scrive: « Allor soltanto è lecito amare le scuole dei filosofi ed aderire a costoro, quando non s’allontanino dalla verità e non ci allontanino dal nostro fine ultimo. Che se alcuno lo tentasse, fosse pure anche Platone od Aristotele, Varrone o Cicerone, con magnanima costanza si dovrebbe spregiarlo o calpestarlo. Nè sottigliezza di argomentazione, nè eleganza di lingua, nè celebrità di nomi deve traivi in inganno: infatti casi tutti non sono che uomini, dotti quanto può ottenersi con lo studio umano, illustri anche per eloquenza, favoriti di doni naturali, ma miserabili per la mancanza del sommo, ineffabile bene. E poiché fidavano soltanto sulle loro proprie forze e non miravano alla vera luce, così caddero spesso a guisa dei ciechi. Ammireremo i doni del loro spirito, in modo peri» che venereremo il creatore di questi doni. Sentiremo compassione degli errori di quegli uomini, ma ci feliciteremo con noi stessi e riconosceremo che per grazia, senza merito nostro, fummo preferiti ai nostri ari da Colui, che nasconde ai sapienti i suoi misteri e li rivela ai pargoli. La vera sapienza poi di Dio è Cristo e se vogliamo veramente filosofare noi dobbiamo prima di tutto amare e venerare Lui. Anzitutto dobbiamo essere cristiani — e poi saremo quel che vorremo. Abbiamo a leggere opere filosofiche, poetiche, storiche in maniera che risuoni sempre in noi l'Evangelo di Cristo. Solo mediante questo noi possiamo diventare dotti e cristiani : senza il Vangelo quanto più avremo appreso, tanto più diverremo ignoranti ed infelici. Soltanto sul Vangelo siccome sull'unico inconcusso fondamento di ogni vera sapienza può edificare lo studio dell'uomo ».* Più volte per giustificare il suo amore ai filosofi e poeti classici il Petrarca si appella a sant'Agostino, le cui «confessioni bagnate di lagrime* furono uno de’ suoi libri prediletti. «Un cosi grande dottore della Chiesa », dice Petrarca, « non arrossiva di lasciarsi guidare da Cicerone sebbene questi mirasse ad un altro fine. E perchè avrebbe dovuto arrossire? Nessuna guida va dispreizata. la quale indichi la via della salute. Con ciò non voglio negare che proso i classici si trovino molte cose, che bisogna evitare. ma anche presso gli scrittori cristiani parecchie ve n’ha, che possono traviare l'incauto lettore. E non ha lo stesso Agostino con un'opera faticosa estirpato di propria mano la zizzania dal ricco campo di frumento de' suoi scritti? In una parola, sono rari i libri che potrebbero leggersi senza pericolo se la luce della divina verità non ci illuminasse e non ci insegnasse che cosa sia * «> rrr, fmmU VI. a <«» unem. rimlr »SM. II. 112-11»!