Il iriubilM dal 1150. 437 irnti tutti i locandieri. E già ognuno cndtva, che fosse l'accorrere or» alla (ine, quando a metà quaresima ricomparve una massa unte grande di pellegrini, che a tempo bello tutte le vigne erano piene di peritone, le quali non avevano potuto trovare alcun ponto da dormire altrove. Il numero di coloro che venivano da S. Pietro a ri si recavano fu con) straordinario nella settimana «anta, che il passaggio sul ponte del Tevere durava Ano alla seconda e tersa ora di notte. Ivi la confusione della gente era al tenibile, che i Mudati di Castel S. Angelo con altri giovani — ed io —, die« il ero* aiuta. — mi vi trovai spesse volte — dovevano accorrere per dividere mediante bastoni la calca delle masse di popolo allo acopo d’impedire per tal via serie disgrazie. La notte si vedevano molti én poveri romei dormire sotto i portici, altri girare in cerca del patire, del Aglio o di compagni smarriti, che era una pena a vedersi. K 'tursio durò sino all'Ascensione. poi il numero dei pellegrini nuovamente scemò perchè anche a Roma venne la peste. nella quale ■M'Iti morirono, specialmente di quei pellegrini: tutti gli ospedali t chiese erano pieni di ammalati e moribondi: sulle vie appestate h «i vedeva cadere come cani. Di quelli, che giungevano con rraade fatica, bruciati dal caldo e coperti di polvere, innumerevoli «»devano vittime della terribile pestilenza : in tutte le vie. anche te Toscana e Lombardia, non ai vedevano che sepolture a.1 Per descrivere gli orrori della peste II cronista al afona in S**el che segue di essere eloquente più del solito; appena pui trovar parole per dipingere lo spavento da cui allora furono presi «vU e tutti i presenti a Roma. Di tutti ai impadronì una spaventosa angoscia, maggiore che nei precedenti anni di pesi*. ' * La 1 '«ir» ««iiaartlr la rtr.« ma wui Tt «ri» 21« itr Rumi '*»* «»; «nntBntu« 124: »Emim un I. U» r • <4* «■ inim « **”*•*»'« Wmaal la ilrrvMT. Al » V«B timwiu 3»» »mito, a Hooaa «ri quarto ma «ri a V a d r I -1 * m Marta Sa»*» * 1 frw nwr^tn» |U asiani lati ri» mai «HI» >1» » H iaitani» ** Ir pia «Trrlt»all • tar» ; r. M*»«i 71 A Mllaa» mi 143« awlmn ■'»'1» ««d prmur. x. lac. J*nn. lbaw>t* lina t«rt* ai Bmia. t*T fatto »«rt tSmlai. rn «tettala «tolto vm* »ri IGa MKM *'*•'*»* l. 217 J. A, r. (luua. «UMn 4» ari«Atra éf*4. ir»rt* 1«CS> V, » 1 Ni* Hkr Rnaaua «4a Mata rtsafailaia 4«Ite patir ari 1447. I» ihawi M ** ab-aaaa Mista iriallia M 14» l~nA4to*t»-«»air j*« la Motto '1*11141 ai «telraa» IWIMM alto aiwtoa tartan rii HaMfMa ir-*•»*«• '¡aiuta I» Miatstil. «*a |rilB ata la Irta fWtlrwa *■ ®; M (M «fcrirata : prrtteo alto ari* 41 m<«lw. '»'mal aaaa ‘triarixM • •abaia» «Villaaow alto laiii't' 'a tri ri -• Haas Hi* )'*><«4 »1»: 'l,'la Oaiim la Ma ala« a I. a*ft<«a» ria riar a U» >alaa» al f*** 'Vr Itrtaat a» IM2 ro to aa-»t«aaa» Mia im». «I» UMual ti.lriaar 1 V'*1 **»»«» rt> arila aamllatoa» • altea n«lmat» Mter» la P ttHl». maariaaall la aaa ratfratatiita «rii* la «alla H X.