xiv II barone, Ludovico von Pastor. Sin’ora egli aveva raccolto molto materiale, ma sporadico e incompleto; a lui occorreva però per tale scopo poter giungere all’unica fonte di questa storia, a cui nè Ranke nè altri avevan potuto attingere, al-l’Archivio segreto Vaticano. Per riuscire a tale intento Pastor fece pervenire per mezzo di Onno Klopp al nunzio di Vienna Mons. Jaco-bini, più tardi Segretario di Stato, un promemoria nel quale egli illustrava l’importanza per la Chiesa di una storia dei papi scritta su la base dell'Archivio Vaticano. Alla metà di dicembre 1878, munito di una lettera commendatizia «lei nunzio, e di lettere di altri amici, Pastor lasciava Francoforte e si poneva in viaggio per l’Italia. Il prof. Carlo Federico Stumpf-Brentann nel salutarlo lo accompagnò con le parole «Sen vada con Dio, cliè un coraggio giovanile certo a lei non mancherà». In Roma fu ospiti- del Campo Santo tedesco allora diretto dal dotto prelato Antonio de Waal. Un memoriale presentato al cardinale Nina, Segretario di Stato, nel quale si dimostrava che con lo studio dei documenti vaticani si potrebbe solo far del bene, non ebbe alcun risultato. Nel fare tale pressione Pastor era coadiuvato dai prelati De Waal e De Montel nonché dal cardinale Franzelin. De Waal pensò di domandare l'accesso aU’Archivio non solo per Pastor ma anche per gli altri teologi e storici del suo collegio, e a tal uopo si rivolse al papa stesso, presentando una domanda di Pastor, nella quale egli faceva rilevare come fosse interessante di mettere a fianco «Iella storia ilei papi di Ranke una seconda storia scritta da mano cattolica e basata su i documenti deU’Archivio Vaticano. Leone XIII concesse per allora il permesso che venissero portati per Pastor i materiali di Archivio nella Biblioteca Vaticana. Entrato finalmente in quel santuario della storia, Pastor potè consultare pure gli indici e così fare le sue ricerche metodicamente. Alla vista di tanto tesoro egli concepì il grande programma di pubblicare accanto alla sua Storia un Corpus Catholicorum su la base dei documenti dell’Archivio Vaticano, lavoro che avrebbe dovuto abbracciare la pubblicazione di lettere di papi, istruzioni, relazioni e corrispondenze di nunzi, appelli ai papi ed estratti dei fogli volanti, bibliografie di opere apologetiche del secolo XVI. Le grandi pressioni esercitate per parte dei dotti e indubbiamente l’oliera spiegata dal Pastor ottennero un secondo risultato assai grande per la storia: Leone XIII, che seppe ben apprezzare il contributo che alla indagine storica poteva apportare lo studio dell’Archivio Vaticano, si decise pronunciare la grande parola per cui l’Archivio veniva aperto a tutti i dotti. Pastor restò in Roma sino al giugno 1879. In quei mesi egli non conobbe riposo: lavorava da 10 sino a 12 ore al giorno, sfogliando solo nella Biblioteca Vaticana, come egli scrisse all'Janssen 300 manoscritti, limitando per ora le sue ricerche dal 1450 al 1549. Nello stesso tempo visitò gli archivi e biblioteche di Napoli, Firenzi- e Milano, .facendo ovunque largo bottino di documenti, finché nell’au-tunno, con due valigie di appunti, se ne tornò nella sua patria.