Protesta pontificia.
gli venne totalmente amareggiata dal fatto di dover assistere all’esecuzione del fatale trattato di Vestfalia. Le sue lettere di questo periodo sono piene di amari lamenti sulla « tragedia della Germania », e vi trova eco sempre il rincrescimento d’esser stata in prima linea la Baviera con la sua cedevolezza a dar motivo ai protestanti di esigere dieci volte di più di quello che osavano da principio.1
   La bolla di protesta contro la conclusione della pace era stata frattanto tenuta ancora sempre segreta, perchè fino a tanto che le truppe svedesi si trovavano in Germania, la sua pubblicazione avrebbe potuto provocare grandi pericoli. L’ambasciatore imperiale Savelli scusò l’imperatore con la situazione di necessità in cui si trovava,2 e descrisse a Innocenzo X nel modo più impressionante quanto fossero forti i nemici e quanto deboli i cattolici che domanderebbero aiuto a Roma. Per far sospendere la bolla egli si servì dell’aiuto del Cardinal Capponi, che allora godeva molto credito presso il papa, e che fece rilevare i vantaggi che conteneva la pace per le condizioni religiose dei paesi ereditari imperiali; ciò, a suo parere, contrappesava la perdita dei vescovadi settentrionali, i quali si sarebbero potuti mantenere solo con la
1 Cfr. le * lettere di Chigi ad Albizzi, in data, Aquisgrana, 1650 gen-
naio 14, marzo 12 e settembre 17. Chig., Biblioteca Vaticana. 11
14 giugno 1651 Chigi * scrive da Aquisgrana ad Albizzi (ivi) Cod. A, 1 22: » Quella infame pace di Munster che tanto cede agli heretici, dopo haver essi eseguito eccessivamente tutto ciò che era a lor pro, e dopo haver impedito l'esecutione di quel poco che era a favor dei cattolici restato, ecco che hanno rotta sfacciatamente assalendo Brandeburg gli stati di Giuliers all’improvviso.
0	tempora, o mores!» Il 29 luglio 1651 * scrive ad Albizzi: « Ho fatto una solenne risata in leggere, che si trovasse prelati, che facessero condoglienza con la S**di Papa Urbano Vili per la morte del Re di Suetia parendomi una scempiaggine dello stile di quelli che diceva: mi Papezzo, mi Papezzo, e non volendo sospettare di altro senso maligno che havesse il compii menta tore sotto la maschera di quella semplicità. Certo è che io trovai in Germania 12 anni sono religiosi gravi che havevano prestato fede a relationi di Hollanda, che ivi si fosse un reggimento con le chiavi e con le api: tanto sono stolidi anco i men mal sensati. Ma quanto al lodare l’imperatore ed il Duca di Baviera, e che hanno fatto bene a far questa pace e che non potevano far altrimenti, e che Caramuel parla da S. Tommaso, si sparge che siano prelati e cardinali, e molti, e cosi si scrive poi in Germania, contro le quali voci io sgrido e contradico più di prima, come ho pur accennato a Palazzo più volte. Sia benedetto il Cardinal di Cueva che si serviva di vomitorio il leggere le due paci di Münster ». Il 25 ottobre scrive: « * In Francoforte mi scusai di dar audentia a quei deputati principali autori della pace di Munster ». Circa il deciso atteggiamento di Massimiliano per esecuzione della pace nel Palatinato sup. e in Augusta vedi Riezler,
V 651 s.
    *	« * Di che S. B. se ben non contenta non ha ricusato affatto di appagarsene, sapendo quanto sia il zelo di V. M. Ces. e di tutto l’august. suo sangue verso la religione et rispetto verso la S. Sede». Savelli a Ferdinando III in data, Roma 6 marzo 1649, Archivio di Stato in Vienna.