CAPITOLO V. L’appoggio alla Polonia contro i Turchi. L’ambasciata dello Zar «li Russia a Roma. Nella sua gioventù Clemente X. quale assessore del nunzio Lancellotti, aveva dimorato parecchio tempo in Polonia e imparato a conoscere direttamente le condizioni di là religiose e politiche, straordinariamente complicate. Certo, egli allora non sospettava quanta preoccupazione un giorno gli dovesse procacciare la Polonia, da papa; ma gli era divenuto perfettamente chiaro, quale importanza avesse questo estremo baluardo orientale del catolicismo e della cultura occidentale come muro di difesa contro l’IsIam. Patto papa, egli rilevò già nel suo primo concistoro del 16 maggio 1670 il pericolo, che incombeva da parte del nemico comune della cristianità.1 Le condizioni della Polonia si erano fatte assai tristi. Giorni difficili erano venuti per il regno, allorché dopo l’abdicazione di Giovanni Casimiro (settembre 1668) in una Dieta tempestosa era stato eletto re inaspettatamente e contro la volontà del Senato un principe presunto discendente dei Jagelloni, Michele Wisnowiecki. Giovane, malaticcio e testardo, Michele ascoltava solo pochi, specialmente il Gran cancelliere lituano, Pac, ed il vicecancelliere della Corona, Olszowski; teneva lontana invece la maggioranza dei grandi, fra essi soprattutto il gran maresciallo Sobieski, altamente celebrato per le sue vittorie sui Cosacchi e sui Tartari. Pertanto il trentottenne sultano turco Maometto IV, allorché nel luglio 1672 mosse con 100.000 uomini contro la Polonia, trovò il regno nel più grande scompiglio. Il 30 agosto cadde la fortezza di Kamieniec, la chiave della Polonia meridionale. Con essa tuttala Podolia era perduta; già i Turchi scorazzavano, rafforzati da 1 Vedi [A. Bartolini], Alcuni niti concistoriali della 6'1-1 di Clemente X, Roma 1878 (pubbl. per nozze), 13.