57« Clemente IX (1667-1669). Capitolo II. sapere che di uno scioglimento pacifico dei dissidi, e il Bargellini si lasciò persuadere, sebbene all’esterno mostrasse tuttora moltu zelo per la commissione giudiziaria. Poche settimane dopo il suo arrivo a Parigi1 il Bargellini opina, che, data la larga diffusione del giansenismo in uno Stato così esteso, appare inevitabile un gran rivolgimento. Durante la lotta con Alessandro VII i giansenisti ottennero, egli lamenta, la soppressione del Consiglio (li coscienza, formato dal confessore del re, dall’arcivescovo di Parigi e da altre persone zelanti per la Santa Sede. La nomina dei vescovi cadde quindi in mano dei ministri e di nobili dame. Nello stesso tempo i giansenisti seppero condurre le cose in modo che venisse ristretto il diritto di voto dei Religiosi nelle sedute della Sorbona; così fu libera la via per tesi e libri cattivi. Il partito divenne sempre più temibile per la protezione di due dame: una, l’intrigante duchessa di Longueville. l’altra, la principessa di Conti, che per il suo zelo eccessivo2 cadde nei lacci dei giansenisti. Inoltre il principe di Condè si è adoperato con molto zelo presso il re a favore dei settari. Dei ministri, il Le Tellier è sotto l’influenza del filogiansenista Roquette, vescovo di Autun; il Colbert è in stretta amicizia col giansenista Bour-zeys, intimo del Lionne ò il Le Camus, che appartiene pure al partito.3 Il male diviene anche peggiore a causa di quelli, che propriamente sarebbero i difensori di ufficio della Santa Sede, i vescovi. Ma oltre i ventidue, che hanno sottoscritto la lettera scandalosa al papa, si afferma che altri trenta aspettano solo l’occasione per dichiararsi nello stesso senso, e, quel che è peggio, per comunicare la malattia ai loro vescovati. Nonostante ogni sforzo presso il re od i ministri, nulla si fa contro gli scritti giansenistici, o si fa cosi fiaccamente, che eccita ancor più alla disobbedienza. Si lodano i loro discorsi pungenti e si permette la diffusione dei loro scritti. Il re mostra buoni sentimenti, ma è interamente circondato da amici dei giansenisti. Inoltre il nunzio non può giungere senz’altro a lui, come era il caso ancora dieci anni in- ogni dì tra li ministri ed altri personaggi più qualeficati della corte una gran propensione verso i quattro vescovi et una plausibile approbazione di tutte le scritture che davano fuori in loro difesa ». 1 * In data 15 maggio 1668; vedi Numiat. di Francia 137, p. 246 s., A r -ehivio segreto pontificio. * «Per troppa sua bontà». Cfr. Kapin III 77: «Cette princesse étoit janséniste de meilleure foy que tous les autres, puisqu’elle donna toutes ses pierreries, qu'on estimoit près de deux cent mille écus, aux pauvres, qui passa pour une des plus belles actions de ce siècle en ce genre ». * Già la regina Anna diceva, « que les trois ministres avoient chacun leur janséniste: Le Tellier avoit Coquelin, Colbert l’abbé du Bourzeys, de Lionne Gaudon, tous trois, à ce qu’on disoit, favorables au party ». R apis III 193. Sul Colbert e il Bourzeys ivi 138; siü favoreggiamento del giansenismo da parte del Colbert, ivi 137.