La difesa contro il giansenismo. 173 Se non si tien conto dell’opera personale di uomini insigni, come Vincenzo de Paoli e Olier, la difesa in Francia contro la ^ctta nascente si limitava principalmente al terreno letterario. Scritti polemici prò e contro s’intrecciarono anche nei primi anni di Innocenzo X tanto da una parte che dall’altra. Per un riguardo subentra però una modificazione: stanchi dei raggiri, delle cavillazoni e degli eterni attacchi personali dei giansenisti,1 furono proprio i più dotti campioni della dottrina della Chiesa a disperare del •successo di una polemica, in cui, presso la gran massa, decideva non la bontà della causa, ma solo l’abilità della penna; essi compilarono perciò le loro confutazioni soltanto in latino e per i circoli intellettuali. Così Habert, divenuto nonostante le denigrazioni di Arnauld, dal 1645 vescovo di Vabres, pubblicò nell’anno seguente un’opera scientifica intorno alla grazia, oggi ancora reputata,2 nella quale confuta i novatori senza farne il nome.3 Così nel 1648 ;inehe Petau.1 Più spesso venne ristampato un libro del gesuita •Stefano Decliamps, che dimostra impossibile il concetto della libertà del Giansenio. Dechamps aveva scelto il suo punto di vista molto abilmente, presentandosi come difensore della Sorbona, nè più ossequiosa verso cotesta S. Sede» (il 17 settembre 1650, ivi). * « Non posso perciò non confessar d’haver sempre conosciuto nella regina uno zelo purissimo, una bona (bontà) maravigliosa et una pietà senza esempio. . . M’avvidi che non haveva notizia alcuna di queste dottrine jansenistiche, e ha lasciato adatto anche la lettione del Arnaldo» (il 5 novembre 1650, ivi). ! Essi incolpano continuamente i loro avversari, di lasciarsi guidare unicamente da motivi egoistici, o, che non credon proprio alla bontà della loro causa, e cercano di gettarli nel disprezzo. De Raconis è presentato da essi assolutamente come una testa vuota; vedi De Me ver 315. La notizia in Feret, Faculté, Ep. moderne V 121-131 dà di lui un altro concetto. Anche Habert. e Petau vengono passati in rassegna dall’alto in basso. Come esempio di una tale esagerazione (un altro sotto a pag. 170, n. 1): Petau per il suo lavoro contro il libro della Comunione Frequente di Arnauld non si era procurato alcuna lettera commendatizia di vescovi. Ne conclude Arnauld la seule qualité de Jésuite (contiene per Petau) une autorité plus vénérable pour la décision des véritéz chrétiennes que celle des évêques » in De Meter 276). * Thenlogiae Graecorum Pntrum vindicatae circa universam materiam gratine libri tres, ristampa : Würzburg 1863. Su l’opera e principalmente su Habert vedi Hurter Nomenclátor II 65. A quali appigli si siano attaccatigli avversari per demolire l’Opera lo rivela l’osservazione di Hermant IV 17, « Il porta le ridicule jusqu’à mettre les sieurs Gamache, Duval et Isainbert, docteurs de Sorbonne, ses amis, au nombre des Pères Grecs » (Arnauld, Œuvres XVI xvii; Cfr. De Meter 195). Ma Habert dice fin dal frontespizio dell’opera, che egli costantemente mette in rapporto anche la dottrina dei dottori della Sorbona. Nel punto incriminato (1. 2 c. 6 Würzburg 1863, 203) porta egli come introduzione di quanto è per dire, la prova irrefutabile che la Sorbona ha riconosciuto sempre la così detta « grazia sufficiente ». 3 Egli cita una volta Giansenio, nella dottrina in cui si può convenire con lui (loc. cit., 238, 323) come pure Connus (ivi 241). 4 De lege et gratia, Parigi 1648 (Sommervogel VI 611).