572 Clemente IX (1667 1669). Capitolo II. filialmente il pontefice sul vero stato delle cose, che fuori di ogni dubbio era stato oscurato fin qui a bella posta dagli artifici di certa gente.1 Si faceva propaganda in favore di simili accuse anche in ambienti j)iix vasti, dando pubblicità al contenuto della lettera dei Diciannove. Servì ancor più allo stesso scopo una circolare diretta in nome dei quattro all’intero episcopato francese e riprodotta per la stampa.2 Ivi era detto al pubblico con parole crude, che il Pavillon e quelli della sua stessa opinione non si sarebbero mai sottomessi alla sentenza papale.3 Il documento passa oltre in silenzio sul punto principale, se cioè il papa possa decidere ciò che è eresia e chi è eretico; si attacca invece, con sfoggio di molta erudizione storica, la procedura pontificia contro i quattro. « Non si tratta, vi si dice subito al principio, dell’oppressione nostra personale, ma del rivolgimento delle norme di diritto più sacre, dell’offesa ai primi principi dell’equità naturale, del vilipendio estremo della nostra dignità comune ».4 Nel documento il pap; viene trattato addirittura da nemico dei vescovi, contro il qual< occorre difendersi. Si fa riflettere, se l’episcopato non venga di strutto, sottomettendolo alla volontà assoluta del capo dei vescovi; si dà ad intendere, che in tal modo lo si fa non solo infallibile, ma impeccabile addirittura.5 Quale vescovo, si dice, potrebbe sentirsi ancora sicuro nella sua chiesa, se nemici potenti avessero solo da accusarlo di rispetto manchevole verso il papa per ottenerne la deposizione f6 Ove nella Chiesa dovesse pigliar piede un procedimento così rovinoso, vi sarebbe difficilmente una verità non esposta ad essere soffocata, un errore non capace di esser» introdotto sotto l’influenza di personalità potenti.’ La lettera trova ancora occasionalmente una parola di riconoscimento per la Sede Apostolica e la sua preminenza;8 tanto più aspro è in compenso 1 * I vescovi di Châlons, Angoulème e Renne» in data 1° marzo 1668, Excerpta f. 448: « S. Pontificia maiestatein ad versus canones, ad versus omnium episcoporum iura improvide nonnulli ob privata» forsan utilitates in partes trahere moliuntur ». Essi eccitano ad esporre al papa il vero stato delle cose: « quorundam homiuum artibus semper apud vos studiose, ut patet. hactenus dissimulatimi et tectum ». * Datata 25 aprile 1668, ma pubblicata solo in giugno; vedi [Varbt] II 19-55. Autore di questa lettera, come delle altre dirette dai Quattro al papa ed al re, fu l’Arnauld; vedi ivi 149. Cfr. Arnauld, Œuvres XXIV 549 ss., 148. s « On nous doit faire un commandement, auquel on sait bien que nous n'obéirons jamais». [Varbt] II 38. * Ivi 19. * Ivi 38. * Ivi 39. ’ Ivi 42. * Ivi 44.