80 Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo III. simo danno della religione cattolica.1 In una lettera dello stesso giorno Chigi lamenta che si parli con tanta disinvoltura della necessità di buttar tutto a mare per salvare il resto.2 I timori di Chigi aumentarono ancora, quando il 19 maggio l’incarico di continuare le trattative coi protestanti in Osnabriick venne affidato al conte Trauttmansdorff. Il conte era un uomo di buona volontà, ma di doti mediocri, credulo, pauroso e pieno di un malconsigliato zelo per una conciliazione, zelo che Chigi tentava invano di moderare.3 Cedevolezza eccessiva, deplorata amaramente anche dal vescovo di Osnabriick, mostrava il Trauttmansdorff circa la definitiva cessione di vescovadi cattolici ai protestanti.4 Chigi aveva sperato di trovare in ciò un alleato contro l’ambasciatore imperiale nel principe elettore di Baviera, ma s’ingannò; a metà maggio Massimiliano affiancò in questa importante questione il suo imperiale cognato. Siccome entrambi i principi s’appoggiavano sul parere dei loro direttori spirituali, Chigi, e in stretto accordo con lui, il nunzio di Vienna Melzi, s’affaticarono invano a bandire dalle corti di Vienna e di Monaco lo spirito di eccessiva cedevolezza.5 I delegati francesi avevano promesso a Chigi il loro aiuto nella questione dei vescovadi, ma il nunzio fin da principio dubitava forte che la Francia, dati i suoi intimi rapporti con la Svezia, potesse ottenere qualche cosa contro di loro 8 e in tale timore doveva confermarlo la constatazione che il duca di Longueville, rappresentante della Francia, il quale di fronte al Chigi si spacciava per partigiano della corrente intransigente, nello stesso tempo si dava premura perchè diventasse coadiutore in Paderborna un tìglio della calvinista langravia Amalia.7 Quando il 19 maggio i cattolici affidarono al conte Trauttmansdorff le trattative dei protestanti, si era convenuto che gli accordi 1 * Cod. A. II 28, loc. cit. 2 * « La prontezza che si chiama necessitate a fai gettito per salvar il resto ». Cod. A. I 22, loc. cit. s Vedi Pallavicino I 134 ss. Cfr. i giudizi di Chigi citati nelle sue relazioni a Koma da Steinberger 58, n. 10 e 61, n. 6. Anche le relazioni spagnuole (Volécc. de docum. inéd. LXXXII s.), descrivono Trauttmanusdorff come un temperamento sanguigno, che si lasciava acciecare troppo dalle lusinghe dei suoi avversari e permetteva loro di guardare troppo addentro nel suo giuoco. Chigi scrisse nel suo * Diarium: « Traut mannsdorff e Volmar due neofiti, entrambi erano stati protestanti: non si curano di religione che fredissimamente, solo del patrimonio Cesareo sono zelanti ». Biblioteca Chig. Vaticana . * * Lettera del Chigi al segretario di Stato in data 18 inaggio 1646, Paci 20, Archivio segreto pontificio. Cfr. Baur, Sötern II 167. s Vedi Steinberger 60-62. • « * Non so già, se quando lo vogliono, lo potranno fare, se gli Suedesi prevaglino con le armi». Lettera al segretario di Stato del 25 maggio 1646, Paci 20, loc. cit. ’ Vedi Baur, Sötern II 167.