32t> Alessandro VII (lfi55-lHtS7). rapitolo I. poi quelli favorevoli alla chiamata (lei nepoti, per consigliare alla fine una via di mezzo, cioè la pubblicazione di una bolla la quale avrebbe tenuto i parenti entro fissi limiti. La dignità cardinalizia un nepote avrebbe potuto ricevere solo dopo corrispondente pre parazione, e dopo la sua nomina, egli avrebbe dovuto ricevere certe entrate.1 Alessandro VII decise di seguire sostanzialmente questa linea. Il 2 maggio pubblicò una costituzione, secondo la quale veniva proibito anche ai nepoti l’accettare doni da coloro che aspiravano ad un ufficio o ad una prebenda: il ricavato, che finora veniva devoluto ai nepoti dalla vendita degli uffic i, doveva rifluire di qui innanzi completamente nella Camera Apostolica: finalmente i Monti vacabili, il cui rinnovamento e rivendita aveva portato ai nepoti grandi utili, ma avevano aggravato il tesoro dello Stato, vennero convertiti in un consolidato dello Stato, riducendo il tasso d’interesse dal 10 al 4 %.2 In seguito a ciò, di qui innanzi, ai nepoti non rimase che il reddito degli uffici a loro attribuiti. Stabiliti questi limiti, Alessandro VII il che si trovava allora in riposo per poco tempo a Castel Gandolfo chiamò il 1-’ maggio Ottoh. 1061, Biblioteca Vaticana).«* Lettera e quesiti «li propri > mano d'Alessandro VII al Pallavicino circa il chiamare a Roma i parenti (Cmt. C. Ili 70, p. 143 a., Chig., Biblioteca Vati e a n a). * Cele tiriamo, vi »' dice all'inizio, la messa già piìi giorni su questo anjumento Ivi, p. 431: «Ex voto 1*. Pallavicini: ac demum eoneludit [Pallavicino] po^" donare [il papa) sponsac nepoti» occasione nuptiarum seutata 13.000«. Rakki (III 35) scrive: «La maggior impressione fece senza dubbio il rettore del col legio de’ Gesuiti Oliva, che dichiarò addirittura che il papa commetterei)!" peccato, se non chiamasse i nepoti; in un semplice ministro gli ambasciatori stranieri non nutrirebbero mai tanta fiducia come in un consanguineo «1«*1 pontefice; il Santo Padre sarebbe male informato e non potrebbe amministrare così bene il suo ufficio ». In prova di un'affermazione di per se stes-a così poco plausibile il Runke si richiama ad un manoscritto della B i b 1 i " tee a Corsini in Roma: Sciitture politiche. La completa inattendibilità di questa fonte anonima è fuori d'ogni contestazione. Nell'Ottoi. l,Hl 1 (Biblioteca Vaticana) ho trovato i * Poto dei cardinali ddl'april*' e del maggio 1656 ed anche. * Estratti dai Voti di trologi e canonisti; fra questi compare Pallavicino ma ili Oliva non si trova alcun voto. Xè si trova nell-* •Raccolta di vota del C’od. C. III 70 l’hig.. Biblioteca Vaticana, dalla quale riproduco in Appendice N. 4 il parere del Pallavicino dato il 0 maggio 1656, che non ha traccia delle opinioni, attribuite dal Kaukc aH Oli' i Nemmeno nelle numerose * intiere di Oliva ad Alessandro VII contenute n> ('od. C. Ili 63 della Chig. si trova tra cenno a siffatto consiglio; cosiceli« deve trattarsi di una tìaba. In base ad una nota anonima e inattendibil'' Ranke (III 129) ha parlato duna vita crapulona deU'OUva. Le fonti attendibili invece riferiscono che Oliva, finché lo permise la sua salute, era un rigido asceta e si dava a rigori esterni in misura quasi esagerata. (Dl‘H,:-Grnvh. Ili 6 ss., flint. Jnhvb. 1907, 372). * Vedi il testo in Appendice X. 5. Chig.. B iblioteca Vaticana. * Costituzione lntrr gmvittima», Hall. XVI L’IO ss. Cfr. Pallavicino H 918; BXRCBBT II 235 s.