Nuove istruzioni al Bargellini. 507 Corrispondentemente a queste istruzioni vennero spedite colla data dell’ll ottobre tre lettere al nunzio.1 La prima* espone, non poter bastare, che in un documento qualsiasi la sottoscrizione dei Quattro sia qualificata sincera. Il Bargellini si adoperi per ottenere l’atto autentico della sottoscrizione; solo dopo la constatazione, che sotto il formulario del papa si trova tracciato il nome dei quattro vescovi senza alcuna nota di riserva, sarà assicurata la sincerità dei Quattro. Il nunzio si interessi solo di ciò e dica, ch’egli ha ritenuto meglio non scrivere nulla a Roma di una dichiarazione preliminare, che poteva per avventura esistere. Così aver consigliato il Lionne, ed effettivamente dai Quattro non essersi richiesto altro, che la sottoscrizione sincera; questa risultando avvenuta da una testimonianza attendibile, il papa deve presupporre, che una dichiarazione preliminare, o non esista, o non contenga nulla contro la sincerità della sottoscrizione. Di fronte al Lionne, però, il nunzio deve insistere, che dovrà riferire al papa, se venisse alla luce qualcosa, che rechi nocumento alla sincerità della sottoscrizione. La seconda lettera3 contiene l’incarico d’indagare sotto mano nel segreto più profondo circa la dichiarazione premessa alla sottoscrizione dei Quattro, e particolarmente di stabilire due punti: primo, se quella dichiarazione sia stata inclusa negli atti sinodali, ed abbia quindi valore pubblico, dimodoché non si possa tacere in proposito; e in secondo luogo, se contiene qualcosa contro la sincerità della sottoscrizione. La terza lettera finalmente,4 dichiara che sarà molto opportuno, se il Bargellini potrà far capire al ministro Lionne talune cose: che, cioè, il nunzio ha ritenuto megUo di non scrivere nulla a Boma delle dichiarazioni dei Quattro circa la loro sottoscrizione, poiché il papa si era deciso al suo procedimento solo su premure del re e confidando nell’autorità e nello zelo di Sua Maestà e del ministro stesso; perciò a Sua Santità era apparso il meglio di rimettersene riguardo alla sincerità della sottoscrizione alla parola del re e del ministro e non cercare più oltre. Così facendo, il papa presupponeva, che in una questione così importante, che concerneva ugualmente l’interesse e la pietà di Sua Maestà come l’autorità del papa, Sua Santità non avesse da temere un inganno, dal momento che tutto poggiava sulla lealtà e la fede del re e del ministro, e quindi si trattava dell’onore di Sua Maestà, del transmissam per Nuntiuin atque exaratam ile Consilio P. Annat S. J., onines dixerunt, niliil pro uunc respondendum, sed laudandam pietatem «lieti Patrie ». Biblioteca Angelica di Roma S. 3, 1, p. 360. 1 Vedi Appendice Nr. 8, Archivio segreto pontificio. 1 * Hunziat. di Francia 137, f. 64, ivi. * * Ivi f. 65. * * Xuiuiat. di Francia 137, f. 66.