.Morte di Alessandro VII. riali. Pallavicino, Paluzzi e Kondidini che il 15 non erano predenti.1 Alla line d’aprile ebbe di nuovo un miglioramento che però non continuò. Nonostante la sua debolezza ed i dolori che soffriva, il 15 maggio ricevette per un mezzo quarto d'ora l’ambasciatore •¡pagnuolo e poi anche i cardinali Yendòme e Delfino. Nel giorno seguente subentrò un peggioramento, il 19 il Papa si comunicò un'altra volta e ricevette l’Estrema Unzione.2 All’Ave Maria del l‘l' maggio il sessantanovenne venne liberato dai suoi lunghi e nella fine, assai tormentosi dolori.3 La notizia dell’invasione di Luigi NIY nei paesi ereditari spagnuoli, fatto che rendeva definitivamente impossibile il progetto, da lui sempre ancora accarezzato. di una lega contro i Turchi, non lo trovò in vita. Se il dodicenne pontificato di papa Chigi non soddisfece le alte aspettazioni che si associarono all’elevazione di un uomo così eminente per copia di dottrina, abilità d’affari e virtù,4 ciò non fu sua colpa. Egli possedeva tutte le attitudini per essere un grande Papa, ma anche per lui dovevano valere le rassegnate parole 1 Vedi G-ÉRtN II 158 s., Cfr. * Avviso del 21 maggio 166“ Archivio -■greto pontificio. Ranke scrive (III 37 s.); « quando le sue nego-finizioni andavano male, ne dava colpa agli interessi dei cardinali. Ancora nel delirio avanti la sua morte, lo si udì parlare di ciò ». Per lo contrario è <1 notare che il testo del discorso di Alessandro VII non permette di parlare pe Baldini ». Deposito di Papa Alessandro VII eretto nella basilica Vaticana, architettura del cav. G. L. Bernini (Incisione di Dorigny), Roma circa il 1680. Dal risultato della sezione cadaverica Raggi il 22 maggio 1655 riferisce come segue: « Fu aperto il corpo di >«. Signore. Non vi si è trovata pietra alcuna; ma bensì il reno manco pieno di marcia bianca, non puzzolente, che ha cosi contaminata la punta di uu de’ polmoni, e la milza ancora. Da ciò »i accendeva la febre. Il dolore che tanto Io martirizzava nasceva dal calare ‘lell’urina, dal reno infocato e guasto alla vescica. Dentro la vescica vi erano ’re grandole; dentro pure si è trovato grasso impastato. Il suo male principiò da una cascata, che fece a Castello Gandolfo, che offese il fianco. Sempre «liceva, che il suo male non era pietra, e li melici, stimando il contrario, 1 hanno medicato alla rovescia » (Veri. loc. cit., 682). * Cfr. la * Relazione di Riccardi del 21 agosto 1655, secondo la quale la delusione si mostrò già allora. Archivio di Stato in Firenze.