L’atteggiamento de!le Corti verso il Conclave. 17 Alla corte imperiale, ove si era molto scontenti dell’atteggiamento di Urbano Vili durante la guerra dei Trent’anni,1 si mostrò tuttavia poco interesse per l’elezione papale. Invano Savelli chiese di avere istruzioni più dettagliate; nè lui, nè il nuovo protettore della nazione tedesca, il Cardinal Colonna, nè Harrach poterono averle. L’unica cosa che ottenne Savelli fu l’invio d’uno speciale plenipotenziario spagnuolo, il conte di Sirvela, che giunse a Roma proprio poco prima dell’apertura del conclave.2 Tanto maggiore era lo zelo che svolgeva il capo della politica francese, il Cardinal Mazzarino. Già il primo febbraio 1644 aveva dato istruzione all’ambasciatore francese a Roma di lavorare in prima linea per Bentivoglio e subordinatamente per Sacchetti, e di opporsi con tutte le forze segretamente e se occorresse anche pubblicamente all’elezione del Pamfili.3 Quest’istruzione venne rinnovata dopo la morte di Urbano Vili l’11 agosto. Molto noceva però all’attuazione di questo programma la circostanza che l’ambasciatore francese, marchese di Saint Chamond, fosse uomo nuovo e malaticcio e il cardinale Valengay malfido. Sicuri per Mazzarino erano solo Richelieu, Bichi e Grimaldi, ciononostante lo scaltro politico non disperava, che anzi mandò a Roma denaro e ordinò all’ammiraglio De Brézé di tenersi pronto a comparire a Civitavecchia. Inoltre fece giungere alla Città Eterna la notizia della vittoria presso Friburgo (3 e 5 agosto).4 Grandissima impressione suscitò il fatto che il capo degli spagnuoli, Albornoz, venne fuori con l’aperta esclusiva di Sacchetti già al principio del conclave. I cardinali più vecchi, ed anche taluni di quelli di Urbano Vili, come Cesi e Mattei, fecero causa comune con gli spagnuoli. Ciò malgrado Barberini tenne fermo a Sacchetti e cercò di indurre Albornoz a lasciar cadere l’esclusiva; ma invano. Alla domanda per quali ragioni venisse escluso il Sacchetti, Albornoz dichiarò che il suo re non era tenuto a dare in riguardo informazione alcuna e che doveva bastare che egli non lo ritenesse degno di fiducia; di ciò dovevano tener conto tutti i cardinali. E che in realtà se ne dovesse tener conto era anche l’opinione di qualche teologo; così il confessore del conclave, il z a g a in Mantova; Wahrmund, Ausschliessungsrecht 130 s. Il cardinale Antonio Barberini aveva profondamente offeso Pamfili. (Simeoni, Francesco I d'Este e la politica italiana del Mazarino, Bologna 1922, 55). 1 Vedi le * a Considerazioni e prognostici per la sede vacante di Urbano Vili» in Cod. 1172 della Biblioteca Riccardiana in Firenze. * Vedi Wahrmund 129. 3 L’inimicizia del Mazzarino contro Pamfili derivava non solo dalle insinuazioni del cardinale Antonio Barberini, ma aveva le sue origini anche nel fatto che, il Pamfili era intimamente legato al Cardinal Panciroli, che il cardinale francese considerava come un nemico personale. Simeoni 55. * Vedi Coville 5s., 12. Pastor, Storia dei Papi, XIV 2