Provvedimenti dell’assemblea del clero. 469 non meno che il bene dello Stato esigevano da lui che egli sradicasse il giansenismo. Egli contava sullo zelo dell’assemblea come sulla provata bravura del cardinale. A questo punto parlò Mazzarino st esso per più d’un’ora. Due papi e i vescovi avevano condannata la nuova dottrina, bisognava ora applicare questa sentenza e poiché la mitezza non aveva dato frutto, era necessario procedere con severità.1 Ora il 17 dicembre il primo presidente Harlay, arcivescovo di Eouen, convocò un’assemblea straordinaria la quale delegò 12 commissari ad esaminare la questione. Le discussioni durarono sei sedute e in cinque altre sedute vennero esposti i risultati della discussione all’assemblea del clero.2 Il 1° febbraio 1661 seguì la deliberazione definitiva. Venne stabilito che il formulario dell'ultima assemblea generale dovesse venire sottoscritto dai vescovi e che questi li facessero sottoscrivere giù giù fino ai maestri di •scuola e alle suore. Entro due mesi dovranno riferire in argomento all’assemblea del clero o agli agenti del clero, a scanso di perdere il diritto attivo e passivo nelle assemblee del clero e di cadere sotto altre pene. Il re venne pregato di non permettere nessun appello per abuso, di sciogliere le scuole e le comunità nelle quali s'insegna il giansenismo, di non ammettere nessuno al godimento di una prebenda prima della sottoscrizione del formulario, di proibire e sopprimere le pubblicazioni giansenistiche.3 La firma di 45 vescovi e altri 18 delegati doveva procurare prestigio a queste manifestazioni; il 13 aprile il re confermò il formulario e esortò con una circolare i vescovi ad accettarlo; il 2 maggio venne presentato alla Sorbona assieme ad una lettera di raccomandazione reale e la Sorbona lo accettò senza condizioni.4 Il re aveva dimostrato anche d’altronde il suo zelo facendosi presentare rapporto subito dopo i tre primi mesi sullo stato delle trattative antigian-seniste e insistendo per una rapida conclusione.5 Ma per quanto potenti sembrassero queste misure, esse soffrivano però di un male che anche il re con tutta la sua potenza non poteva guarire: si domandava cioè donde l’assemblea del 1 Rapin III 84 s. 2 [Dumas], I 228. 3 Ivi 229; Rapin III 129 s. 4 [Dumas] I 230 ss. 5 Rapin III 89. Il 16 maggio 1661, Alessandro VII scrisse al clero francese: « Jansenismo extirpando incumbatis; sed huiua mali vivacitas numquam penitus extinguetur, nisi contra contumaces » non si applicheranno le pene comminate da Innocenzo X e da noi (Alerandri VII Epist., n. 39, loc. cit.). Afillo stesso giorno un * Breve al re: se egli persevererà nel suo zelo e scioglierà la conventicola giansenista secondo il desiderio de’ vescovi, v’era speranza di una totale estirpazione dell’eresia. Archivio segreto pontificio.