354 Alessandro VII ¡1655-1667). Capitolo II. pura, dovesse evitare ogni apparenza e mirare soltanto all’onore di Dio e non al plauso degli uomini. Alessandro VII tuttavia le fece osservare, certo con molta cautela, che essa non doveva trascurare anche gli esercizi religiosi esterni. Egli le donò libri pii, e cercò di convincerla che era molto meritorio di mostrare l’esterna divozione, purché ciò avvenisse soltanto per gloria di Dio: perciò è più meritorio (li recitare un’Ave Maria pubblicamente che un rosario in segreto. Dopo alcune esitazioni Cristina non si mostro sorda a queste esortazioni; frequentò più spesso la chiesa, durante la Messa non nascose la sua divozione e, durante la quaresima, surrogò i trattenimenti dell’accademia scientifica da lei fondata con esercizi religiosi.1 Ma le altre sue stravaganze2 che derivavano dalla sua educazione non fu più in grado di modificare. Rudezza settentrionale e sentimento maschile erano legate troppo intimamente con la sua natura, perchè essa riuscisse a mantenere la riserva e la cautela propria della donna. Quanto più si penetra nell’intimo della sua natura, tanto più chiaro si vede che niente le mancava per essere la Virago, l’ideale femminile della rinascenza. .Ma questo tempo era passato e, dopo la vittoria della riforma cattolica, in Roma si teneva severamente anche al decoro esterno. Perciò la sua inaudita trascuratezza di ogni riguardo urtava ovunque. Ne segui di peggio. Tutta compresa dalla sua regia dignità, essa esigeva dagli altri che di fronte a lei si osservasse esattamente il cerimoniale, mentre ella stessa in forza della sua vivace natura non era in grado di mantenere quel dignitoso comportamento che in quei tempi si richiedeva dalle teste coronate. Si venne così ad una serie di incidenti penosi: oggi Cristina urtava un diplomatico, domani un cardinale, poiché essa non s’imponeva nessuna disciplina. Senza alcun riguardo, essa lasciò le briglie al suo spiri!" satirico, e senza alcun rispetto criticò reliquie e leggende che, dopo il medioevo incapace di critica, valevano per sacre. Siccome durante una visita al « Gesù » non si credette onorata aufflcen-temente come regina, si venne a dei dissapori perfino coi Gesuiti, a cui essa pur doveva tanto. A tutte le rimostranze per >1 suo libero contegno e per le sue maniere da studente essa ribatteva sempre con la risposta che bisognava prenderla come era. 1 Vedi Palla VICINO 1 384 ss., Cfr. .-tro/», gtor. Rom. XXIX 162. 1 Delle «stravaganze della regina», si parla spesso nelle relazioni dei1' ambasciatori; così la * lettera di Riccardi del 27 maggio 1656, A r c h i v i <* di Stato in Firenze. •Vedi Palla vicino I 386. II 37 s.; Claretta 57 ss., 65 ss. In u” * biglietto del Pallavicino ad Alessandro VII, purtroppo senza data, si parla i¡> « disturbio » della regina col cardinale Ludovisi. Pallavicino parlò per un or* e mezzo per convincere la regina; « nel principio la trovai sì turbata, che h»