Sentenza dei Qualificatori. 205 ciò non vale per l’altro storico, Luca Wadding. Secondo costui nessuna delle cinque proposizioni merita propriamente una condanna. Della prima e della terza nella serie, egli afferma ciò espressamente: la seconda a suo avviso si può ancora salvare, mediante una distinzione, nella quarta e nella quinta Giansenio è stato frainteso.1 Ancora più avanti vanno i due consultori Domenicani: il maestro dei sacri palazzi, Candido, lascia cadere in realtà soltanto la seronda parte della quarta proposizione, che egli qualifica come falsa. La prima proposizione sull’impossibilità di osservare i precetti di Dio, non merita secondo lui alcuna censura, essa è per lui vera al massimo grado e cattolica. L’affermazione che alla grazia interiore non si resiste mai, a suo avviso non merita nemmeno censura, essa è vera e cattolica-, della terza proposizione vale lo stesso: si può difendere in senso cattolico; la quinta che Cristo non sia morto per tutti, si può sostenere come « verosimile e senza dubbio vera ».2 Non giunge a tal punto l’altro domenicano, De Pretis. Ma anch’egli, per esempio, a proposito della proposizione sulla irresistibilità della grazia, ritiene che la sua condanna colpirebbe la dottrina di tutti i tomisti e di sant’Agostino nelle sue ultime opere.3 Il generale degli Agostiniani Visconti è pure da considerarsi fra i protettori di Giansenio,4 mentre non si può affermare la stessa cosa del suo confratello Bruni. Per quanto dunque la stragrande maggioranza dei consultori si dichiarasse assolutamente per la condanna del Giansenio, la decisione finale però non venne presa senza che potessero prender la parola i suoi amici. Anche i suoi avversari nei loro lunghi pareri lumeggiano le cinque proposizioni da tutte le parti, le voltano e rivoltano in tutti i sensi e trovano anche un senso nel quale si può difendere l’una o l’altra, solo che poi risulta che tale senso in conclusione non è quello naturale, nè è quello del Giansenio. Dopo che i consultori ebbero dato il loro giudizio innanzi ai cardinali, nella quarantunesima seduta furono invitati a prepararsi ad esporre e motivare il loro parere un’altra volta alla presenza del papa.5 Ciò avvenne dal 10 marzo fino al 7 aprile 1653 in altre dieci congregazioni.6 I consultori mantennero anche innanzi al papa il loro giudizio precedente. Pallavicino aggiunse al suo precedente parere intorno alla terza e quarta proposizione la dichiarazione che il papa 1 Ivi 365, 371, 373. 377, 381. 2 Ivi 368, 372, 375, 378, 472. a Ivi 371 s. 4 Ivi 368 s. 5 Ivi 479. * Ivi 479-487.