324 Alessandro VII (1655-16(57). Capitolo I. sciatori gli fecero presente con ogni insistenza, che doveva pur fare qualche cosa per i suoi, i quali non si trovavano in condizioni splendide. Nessun Chigi potè venire da Siena a Roma.1 Quando l’ambasciatore fiorentino consigliò di chiamare a Roma Mario Chigi, il papa rispose sorridendo: «Abbiamo da pensare a molte altre cose che ai nostri parenti i quali a Siena stanno benone L’osservazione che Mario sarebbe molto adatto per provvedere agli affari finanziari non fece sul papa alcuna impressione: l’ambasciatore non seppe spiegarsi la ripugnanza di Alessandro VII, che coll’influsso dei Gesuiti e dei cardinali dello «squadrone volante . Ad un confidente il papa disse che come Fabio Chigi aveva avuto fratelli e parenti, ma eome papa, non ne aveva alcuno. Da secoli solo pochi papi, quali Adriano VI, Marcello II e Pio V avevano mostrato una tale severità. Ben presto però doveva venir provato quanto straordinariamente difficile fosse di romperla del tutto con un costume il quale aveva potuto imporsi soltanto perche aveva per sè anche delle ragioni raccomandabili e naturali. Amil i sinceri fecero osservare al papa che, perfino secondo le severe disposizioni del concilio di Trento, superiori ecclesiastici potevano sovvenire i loro parenti, non come tali, ma come poveri, e che i parenti di un papa dovevano essere provveduti secondo la loro condizione. Alessandro VII non disconobbe questo, ma credeva tuttavia che non fosse lecito di usare per i suoi parenti alcunché delle entrate civili e ancor meno di quelle ecclesiastiche della sua carica. Proposte di compromesso che gli vennero fatte non furono accolte. Il tempo, così pensava, troverà bene una via d’uscita Benché durante i pontificati di Urbano Vili e Innocenzo X distinti teologi, fra i quali Lugo e Pàllavieino, avessero dichiarato lecito che il papa dedicasse annualmente centomila, rispettivamente cinquantamila scudi ai suoi parenti,4 Alessandro VII nel primo anno del suo governo non regalò ai suoi nemmeno un soldo della cassa della Camera Apostolica: soltanto rifuse loro con piccole sovven zioni dalla sua sostanza privata, le spese che erano loro derivate in seguito alla sua nomina a papa. Perfino quei parenti che, come * G. Riccardi riferisce già l’8 aprile 1655 sul papa: « • Stamattina ha ordì nato al Nini suo spretano che scriva al suo fratello e nipote che se per il passato si sono portati con modestia, da qui avanti procurino di farlo davantagjpo e non si movino nò mutino il loro posto ». Archivio di Stato in Firenze. * Vedi la * Relazione del 5 giugno 1655, ivi. Quando l'ambasciatore intervenne un’altra volta in favore del nepote il papa disse alla fine: « Pensaremo a loro, quando non havremo da fare altro, adesso ci sono gran cose in aria *• Relazione 14 agosto 1655, ivi. * Vedi Pallavicixo I 272, 287 ss. Cfr. Dexis I 324 ss. (al maggio 1655). * Palla vicino, come Lugo, nutrivano negli ultimi anni della loro vita opinioni più rigide riguardo al nepotismo; vedi sotto, Clemente IX, Capitolo !•