192 Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo V. sulla dottrina della grazia di Giansenio.1 Siccome, quale superiore della congregazione dei Lazzaristi, egli era responsabile del loro at teggiamento di fronte alle ardenti questioni del giorno, non stupisce la sua assicurazione che queste cose formassero l’oggetto normale delle sue preghiere.* Infatti il sicuro colpo d’occhio con cui egli scopre i punti deboli dell’ampia trama della dottrina del Giansenio e dell’Arnauld, la semplicità superiore con cui egli dimostra con argomenti intuitivi l’incompatibilità della loro dottrina con la fede cattolica, fanno proprio l’impressione che un giudizio così misurato e così sicuro sia maturato in ripetute e spassionate medi tazioni, alla presenza di 'Dio. Naturalmente il modo coperto d’intervenire, a cui ricorreva Arnauld, trovava poca grazia presso Vincenzo, le cui virtù preferite erano la semplicità e la dirittura.3 Dal contatto col Saint-Cyran egli sapeva quali fossero i veri scopi della setta che Arnauld non osava scoprire apertamente; egli dice spesso francamente che Arnauld faceva un gioco falso e cercava di coprirsi con belle frasi;4 egli non si fida nemmeno delle attenuazioni a cui Arnauld si adattò in un libro posteriore,8 poiché queste dichiarazioni già di per sé insidiose non potevano togliere le difficoltà.® Tuttavia Vincenzo non vuole che si apra contro le nuove dottrine una caccia ù cor et à eri.7 Il contegno della sua congregazione è piuttosto, come egli dice, il seguente: «noi non discutiamo mai su queste cose, nè predichiamo nè parliamo in argomento nelle conferenze, se altri non incominciano a parlarne, e in questo caso ci si sforza di farlo con la massima riservatezza. Ma come, direte voi: voi proibite che si discuta sopra tali argomenti ? Io rispondo: sì». Chi disobbediva non doveva andare esente da pena.8 1 Lettera allo stesso del 25 giugno 1648, ivi 318-332. 2 Ivi 330 s.: « Je vous avoue, Monsieur, que j’ai fait quelque petite étude touchant ces questions, et que c’est le sujet ordinaire de mes chétives oraisons. 5 Jésus, mon Dieu! serais-je réduit à ce malheur qu’il me fallût faire ou dire quelque chose à votre égard contre la sainte simplicité.... C’est la vertu que j’aime le plus et à laquelle je fais le plus d’attention dans mes actions, si me semble ». Lettera a Ducoudray del 6 novembre 1634, Coste I 284. 1 « Quoique l’auteur [Arnauld] fasse quelque fois semblant..., il est certain néanmoins... (ivi III 363). Je réponds que ce n’est pas de merveille que M. Arnauld parle quelque fois comme les autres catholiques. Il ne fait en cela qu’imiter Calvin, qui nie trente fois, qu’il fasse Dieu auteur du péché, quoiqu’il fasse ailleurs tous ses efforts pour établir cette maxime détestable» (ivi 365) Arnauld non si arresta nemmeno innanzi ai sacramenti, « quoi qu’il fasse semblant, pour mieux couvrir son jeu, d’être fort éloigné de ce dessein » (ivi 369). s La tradition de l'Église vedi la presente Opera vol. XIII 701 n. 5. 6 Coste III 323. ’ Ivi 328. 8 Ivi, 328. s