Intervento di S. Vincenzo de Paoli. 191 egli incomincia. Egli opina che il papa non può avere in Francia tifili più devoti dei « discepoli di sant’Agostino a,1 poiché Agostino è diventato maestro della grazia solo per mezzo dei papi ! Ma i rapporti con la S. Sede in Francia non erano troppo intimi nemmeno presso i cattolici fedeli alla Chiesa. Per quanto numerosi fossero gli avversari delle nuove dottrine nelle file del clero, alla corte e nella Sorbona, per quanto nella lotta contro di essi si sviluppassero grande tenacia e zelo, tuttavia dominava una strana ripugnanza contro il ricorso all’unica arma veramente efficace, (¡nella cioè di una decisione pontificia.2 In Roma poi si pensava di mantenersi in un atteggiamento d’aspettativa fino a che la maggioranza dei vescovi francesi avesse esplicitamente domandato l'intervento della S. Sede. Così intanto non si concludeva nulla. Alcuni prelati si erano rivolti contro i novatori a Roma di proprio impulso, così l’arcivescovo di Reims, i vescovi di Senlis, Chartres, Aire, Riez, Avranches.3 Ma specialmente l’assemblea del clero del li¡50 rimase muta; oltre a ciò l’attenzione del paese dopo l’arresto del Condè, avvenuto il 18 gennaio 1650, era distolta dalle questioni religiose; così intanto il giansenismo si diffuse, silenziosamente, sempre di più.4 Nella generale perplessità su ciò che si dovesse fare contro l'incalzante marea, nella confusione delle opinioni, per la quale anche vescovi e dotti non sapevano più orientarsi, si trovò tuttavia un uomo il quale si ergeva come faro luminoso ed incrollabile sopra gli agitati marosi del suo tempo: Vincenzo de Paoli. Lo si conosce come apostolo dell’amore del prossimo, ma quest’amore del prossimo non si esauriva nella cura dei poveri e degli abbandonati. Vincenzo abbracciava con ampio sguardo tutti i bisogni e le necessità della Chiesa, rifletteva senza pregiudizi in qual punto fosse necessario e possibile intervenire e poi seguiva fino alla fine, con una tenacia che non falliva mai, i suoi piani accuratamente meditati. Con quanta coscienza egli si rendesse conto del giansenismo che affiorava, con quanta chiarezza egli sapesse penetrare nell’animo dei novatori, è dimostrato dal suo giudizio sul « Libro della Comunione » di Arnauld5 che allora tutti abbagliava, come nista (Rapin I 414), il quale del resto, poiché trattava un argomento proibito, venne del pari vietato dall’inquisizione il 6 ottobre 1650. Cfr. ReuSCH, Index II 470. 1 « qu’il n’y a point de personnes qui soient plus sincerement affectionnées a» S. Siège que les disciples de s. Augustin» (Œuvres XVII 696). 1 Rapin I 365. 3 Ivi, 316. 1 Ivi, 364. 5 Lettera a Dehorgny del 10 settembre 1648. Coste III 362-374.