458 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo V. Trento tanto scalpore;1 il vescovo di Montauban la interpretò nel senso che il papa possiede bensì una precedenza, ma, che senza l’assenso del rispettivo vescovo non può esercitare in una data diocesi il pieno diritto d’impero.2 Onde rivestire la nuova bolla contro i giansenisti del prestigio del più alto tribunale francese, l’assemblea del clero desiderò che essa fosse registrata presso il parlamento. La corte accettò questa proposta ma la sua esecuzione, dati i sentimenti giansenistici e gallicani di molti membri del parlamento, urtò in gravi difficoltà. Un primo ordine reale per la registrazione, emanato il 4 maggio 1657 3 venne ritirato dallo stesso governo per iniziativa del nunzio, col pretesto che bisognava attendere prima gli ordini del re, il quale era partito per il campo.4 Dopo il suo ritorno però il governo si credette tanto forte da poter spuntare la propria volontà; ma anche adesso ci volle molta ponderazione per fissare ineccepibilmente il testo dell’ordinanza esecutiva reale, poiché la gelosia del parlamento non avrebbe sopportata un’espressione che fosse stata favorevole più del solito al papa o ai vescovi.5 Di poi il 19 dicembre 1657 il re stesso preceduto dal reggimento della guardia, i suoi Hundertschweizer e in mezzo alla sua guardia del corpo, si recò il 19 dicembre 1657 in solennissimo corteo nel parlamento e là in presenza del duca d’Angiò, del principe Conti e di tutti i grandi, allora a Parigi, ordinò la registrazione della bolla di Alessandro VII, essendo egli deciso di togliere di mezzo la dottrina del Gianseni'o, come perniciosa per lo Stato e offensiva per la religione. La registrazione venne fatta, ma solo dopo che nel discorso del giovane avvocato generale Talon il gallicanismo ebbe celebrato un nuovo trionfo. In questa magnifica orazione retorica la bolla viene bensì raccomandata al parlamento per l'accettazione, in un modo però che equivale ad un dileggio della Santa Sede. Talon parla di manchevolezze del decreto papale, ma, aggiunge egli come per tranquillare, la presenza e il prestigio del re ricoprono tutto questo. Egli trova anche parole per la dignità della Santa Sede, ma, secondo Talon, essa ha le sue radici nella grandezza di Roma pagana. Bisogna, dice alla fine, eseguire la bolla, ma non come una specie d'inquisizione, poiché la religione esige convinzione, non misure coattive. L’unzione del re. 1 Cfr. la presente Opera voi. VII 220 s. 2 * Piccolomini il 22 e 30 marzo 1657, loc. cit. 3 Compilato da de Marca, testo in Rapin II 484 s. 4 II cancelliere Séguier rilevò il 22 maggio 1657 di fronte al Mazzarino che la registrazione del Parlamento non era punto necessaria, anzi pericolosa per lo Stato e per la Chiesa, con ciò non si faceva che confermare il Parlamento nelle sue pretese. Gè«in I 152 s. 5 Rapin II 494 s.