Il questionario presentato da Morales. 155 mito nei 17 punti. La Congregazione non condannò il procedimento descritto nei 17 punti in ogni riguardo, ma in via di massima la decisione avvenne nel senso del Morale«; il decreto di Propaganda del 12 settembre 1645 1 contiene la prima condanna dei riti cinesi. Diversamente da quello che avvenne più tardi, la Congregazione questa volta non entrò nella questione se le accuse di Morale riproducessero proprio esattamente i fatti. Gli accusati lo negavano; una pubblicazione del gesuita Philippucci2 enumerava l'J errori, che stavano a base delle accuse. I doni che vengono offerti a Confucio o agli antenati non sono, secondo lui, veri sacrifìci, gli offerenti non sono sacerdoti, le sale in cui vengono offerti i doni non sono templi con veri altari, nè da Confucio o dagli antenati s’impetra checchesia.3 Philippucci e i Gesuiti in genere •si difendevano specialmente contro la più odiosa delle accuse che fece poi il giro del mondo nelle « lettere provinciali », di Pascal:4 secondo Morales infatti, durante le cerimonie per gli antenati e per Confucio, i Gesuiti avrebbero permesso ai neo-convertiti di nascondere una croce fra fiori e gli ornamenti, o di tenerla in mano e di riferire a questa gli onori che essi tributavano come tutti i pagani alle tavolette degli antenati o alle statue degli dei.6 Essi avrebbero dunque voluto giustificare innanzi alla coscienza, con una semplice diversione interiore dell’intenzione, quelle cerimonie, che da ogni spettatore dovevano venir considerate come atti pagani. l»i tale scandalosa doppiezza vengono a torto accusati i Gesuiti. Vero è che avveniva che dei mandarini cristiani, i quali, per esempio, dovessero prestare un giuramento in un tempio pagano, vi facessero collocare un tavolo con un grande crocifisso e giurassero inanzi a questo; ma ciò avveniva del tutto apertamente.6 I Domenicani attinsero questi dati inesatti dalle testimonianze che essi ottennero sul comportamento dei Gesuiti a Tongtu, 1 Colleci. n. 114. * De Sinensium ritibus politicis acta, seu praeludium ad plenum disquisì-tionem, an bona vel mala fide im/pugnentur opiniones et praxes missionariorum Soc. Iesu, Ludguni-Parisiis 1700. 3 Ivi 13 ss. 4 Lettera 4 (s. 1. 1763), p. 54: « [dans les Indes et dans la Chine], où >ls ont permis aux chrétiens l’idolâtrie même par cette subtile invention etc. ». 6 Collectanea u. 114, p. 33 (séptimo: Venerazione del Chim-hoam; octavo: pubblica venerazione di Confucio). • Biermann 196 s,; Acta Sanctorum Maii, Propylaeum, Paralipomena, i'arigi 1868, 144. I Gesuiti, opina Philippucci (19 e 20), consideravano il culto di Confucio, da loro permesso, lecito o non lecito. Se lecito, perchè la coonestatone mediante la croce segreta ì Ma se illecito, « ista simulatio. . . intolerabilis piane et stintissima videretur, eiusque permissio non esset tam facile sine ullo fundamento in Patres Societatis reiicienda, quasi doctrinam adeo nefariam docerent ».