Le trattative su le proposizioni proibite. 185 »lenza. Tutta la seduta venne impiegata da questo conflitto e non si arrivò a trattare delle cinque proposizioni.1 Già tre giorni prima tó dottori della minoranza, tutti preti secolari, tranne un agostiniano, erano ricorsi al mezzo col quale in Francia si poteva soffocare quasi ogni iniziativa ecclesiastica: presentarono cioè appello parlamentare per abuso del potere ecclesiastico. Ma nella seduta del parlamento del 18 agosto il presidente Molè, che prima era stato amico di Saint—Cyran, non lasciò arrivare l’appello alla discussione; i partiti si promisero di lasciar riposare la questione per tre o quattro mesi e frattanto di tentare un componimento.2 Di questo armistizio di quattro mesi erano passati circa quattro settimane, quando si seppe di un progetto di censura, nel quale le sette proposizioni venivano qualificate in parte come eretiche, in parte come contrarie alla Sacra Scrittura, o false e scandalose. Immediatamente la minoranza presentò un nuovo appello. Nella discussione giudiziaria del 5 ottobre non fu contestato che la censura fosse vera, ma i tentativi di mediazione fallirono e così una discussione in merito venne fissata per il giorno dopo san Martino. Frattanto un secondo conflitto aveva versato ancora più olio sul fuoco. Al posto del Cornet, il primo ottobre era stato eletta sindaco Hallier. Di nuovo Saint-Amour con diversi pretesti presentò ricorso al parlamento, particolarmente si richiese come prezzo di riconoscimento dell’Hallier che egli applicasse le decisioni del parlamento del 16263 contro gli ordini mendicanti e lasciasse mano libera nella facoltà al partito dei giovani.4 Hallier non accettò e nemmeno l’appello al parlamento ebbe esito alcuno, perchè il presidente Molè non voleva decidere e cercava sempre di conciliare. Così dunque il conflitto dovette ripresentarsi nella seduta della facoltà, nella quale gli avversari dei giansenisti erano in maggioranza. I « discepoli di sant Agostino » ricorsero perciò nella tempestosa seduta del primo dicembre ad un ultimo artificio: qualora si volesse trattare delle sette proposizioni di Cornet, essi intendevano che venissero pure esaminate sette proposizioni del Molina e un’ottava proposizione dai quaderni delle lezioni del professore Pereyret. Proponevano inoltre che un comitato dovesse condurre l’istruttoria dinanzi al coadiutore di Parigi e che poi la facoltà decidesse con la maggioranza dei due terzi.5 1 Rapin I 285 (Dumas) I 9. 2 Saint-Amour f. 22 ss.; Rapin loc. cit. 3 Vedi sopra pag. 183. 4 Saint-Amour f. 36. 5 Ivi f. 38 ss.