498 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo V. colta, non volendosi colpire soltanto Moya, bensì tutti i rappresentanti di una morale degenerata.1 Questa condotta della Sorbona ebbe un epilogo ancora più importante. La facoltà si era permessa di ripudiare anche una proposizione del De Moya e del libro del carmelitano Vernant sulla, dottrina del l’infallibilità pontifìcia. Qui il Papa non poteva tacere; come egli disse all’ambasciatore francese,2 siffatte dottrine miravano a ridurlo a semplice vescovo di Roma e, se non valeva più l’infallibilità pontificia, anche i decreti papali contro il giansenismo rimanevano svalutati. Subito dunque Alessandro VII si lagnò presso Luigi XIV, e quando le sue rimostranze non trovarono ascolto, il .16 giugno del 1665 emanò una bolla sulle due censure contro Vernant e Guimenius. In essa la condanna della Sorbona viene dichiarata nulla e l’ulteriore giudizio sulla questione viene avocato alla Santa Sede. Fra le proposizioni, che erano state colpite dalla Sorbona con una « usurpata » censura, vengono cit ai e anche quelle che « si riferiscono alla regola delle azioni morali ». Non a torto quindi Arnauld trovò nella bolla una conferma papale del probabilismo.4 Però la decisione del Papa offerse al parlamento il pretesto di complicare ancora più lo stato delle cose. Dopo un odioso discorso dell’avvocato generale Talon del 29 luglio, esso proibì la bolla; a nessuno doveva esser lecito di difendere le tesi censurate e questa decisione dovette venir promulgata in tutte le case di studio per la teologia. La Sorbona venne esortata a continuare occasionalmente nelle sue censure.5 L’assemblea del clero avrebbe avuto tanto più ragione d’intervenire contro la decisione parlamentare in affari ecclesiastici, in quanto che Talon il 12 dicembre passato aveva espressamente attribuito ai potentati laici il diritto 1 « Afin que du même coup de censure elle ne punit pus un écrivain seul'-* ment, mais aussi tous les auteurs trompeurs quels qu’ils soient ». Du I’in * Bouri.emont al re il 16 giugno 1665 in Gérin II 11. 5 «Censura praesumptuosa notantur [dalla Sorbonne] aliquae propoli tiones eaeque praesertim, quae ad.... actionum moralium regulam pertinent, et. aliae, quae et gravissimorum Bcriptorum auctoritate et perpetuo eatholi' rum usu nituntur ». Bail. XVII 369. 4 « Remarque* sur la bulle contre les censures (Œuvre» X 743): puisqu il appuyé en particulier le principe de la probabilité qui est cette règle des un eut > dont il est parlé dans la bulle ». Ofr. Degekt 413. Del resto lo scritto di Arnaud si fonda su grosse storture del senso. Dal passo della bolla, citato alla n. pr< - ' • dente, Arnauld deduce: (X 741): «Le Pape n’a pas craint d’approuver.... tout*' ces propositions censurées.... Ainsi..... si l’on dit que c’est une erreur et ut" impiété de soutenir qu’il soit permis de tuer en secret un homme qui ni"1 «le nous, on est téméraire, scandaleux et présomptueux ». Lo scritto conni" -1 così (p. 740): « La nouvelle bulle.... est peut-être la chose la plus monstrueux et la plus étonnante que l’on ait jamais su dans l’Église catholique..■■ “• * Dkgert 414. La decisione del parlamento era però soltanto prowi~<>ol e passò solo con 14 voti contro 11; vedi Gf.hin II 14 ss.