478 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo V. pontifìcie, non esigendo alcuna firma nemmeno nel caso che l’ax-semblea del clero la ordinasse un’altra volta, e così non si po-tranno più distinguere i giansenisti dai non giansenisti. Frattanto al Breve non si dava pubblicazione, fino a che non venisse da Roma una risposta di poterne ottenere un altro.1 Choiseul che nel frattempo aveva fatto giungere a Roma lettero d’alto elogio sulla dichiarazione d’obbedienza dei giansenisti2 venne chiamato in settembre dal re ed esortato a fare che ora i suoi amici mantenessero la loro promessa.3 Choiseul, lavorando tre giorni, ottenne una dichiarazione di Girard e Lalane, la quale però venne respinta dal consiglio del re come insufficiente.4 Quando il 2 ottobre i prelati presenti a Parigi si radunarono ad una conferenza straordinaria e accettarono il Breve, anch’essi qualificarono con forti espressioni la dichiarazione di Girard e Lalane come un’opera di equivoca ipocrisia,5 Del resto l’assemblea decise che il Breve in sieme alla circolare dovesse venir spedito a tutti i vescovi e che siccome il Papa invitava in esso i vescovi a ricorrere ai mezzi più adatti per l’esecuzione delle Costituzioni pontificie, così l’assemblea dichiarava che questo mezzo più adatto era la sottoscrizione dei formulari del 1656 e 1661. Si doveva inoltre invocare dal re la sua cooperazione; la quale col decreto del 10 ottobre venne anche concessa.6 Ora scoppiò di nuovo una violenta polemica nella quale i giansenisti non risparmiarono nè Papa nè vescovi e ancora meno i gesuiti, i quali, secondo loro, erano la colpa di tutto.7 Ora apparve come s’intendessero le ultime assicurazioni di devozioni e d’obbedienza verso la Santa Sede; la sincerità della setta viene di nuovo lumeggiata dal fatto che i giansenisti da un’espressione generica dell’ultima lettera pontificia cercarono di cavare l’interpretazione che il papa avesse approvato i loro cinque articoli.8 1 « * C’est une chose si nécessaire que sans cela il y a danger que la publication du bref ne fasse plus de mal que de bien » Ivi. 2 * Lettera del 14 luglio 1663 a Barberini (ivi) 214: « * Cette soumission a désarmé tout le monde, réuni tous les esprits et le Roi a été ravi de voir etc». Il 7 settembre 1663 Choiseul * prega che il Papa voglia scrivere ai giansenisti francesi, come ha scritto all’Università di Lovanio (ivi). ’ [Dumas] I 323. 1 Ivi. 5 « * Mirifica nostrum omnium quotquot aderamus in his verbis repre-hendendis extitit consensio. Visa sunt euim snbdola, simulatum dumtaxat obsequium prae se ferentia, mente versipelli et callida concinnata ». Lettera dell’Assemblea al Papa del 2 ottobre 1663, Excerpta t. 255. 8 [Dumas] I 330. 7 Ivi 330 ss. Arnauld, Les desseins des Jésuits, in Œuvres XXII 172 ss- 8 I vescovi, è detto nel Breve, avrebbero ottenuto, « ut multi, iique cete-rorum nomine primarii.... ad saniorem doctrinam inducti, ea qua par est, ut credimus, animi demissione sese paratissimos exhibuerint » all’obbedienza