468 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo V. Luigi XIV odiava il giansenismo, anzitutto perchè egli era stato educato da una madre pia e poi anche perchè nelle contese religiose vedeva un pericolo per la quiete dei suoi Stati. Dopo avere per mezzo dei suoi ambasciatori in Eoma assicurato il Papa del suo zelo ed essere intervenuto personalmente per la registrazione dell’ultima bolla contro i giansenisti, era inoltre divenuto per lui questione d’onore di condurre a termine la lotta, una volta iniziata. Così parve che il più splendido dei principi del tempo s’accingesse a dare il colpo di grazia ai novatori con tutti i mezzi della sua potenza. Ma in realtà la causa dei giansenisti non era affatto così disperata. Di fronte a una setta religiosa il compito del governo poteva essere solo quello di appoggiare le misure della Santa Sede e dar loro rilievo. Ma, come più tardi disse Bossuet,1 appena il re ebbe preso in mano il governo e specialmente sotto l’influsso di Colbert, venne perseguita la politica di umiliare Roma e di affermarsi contro Roma e tutto il Consiglio si moveva sulle stesse vie. Secondo i voleri di Luigi il Papa doveva essere solo il braccio spirituale del re francese, uno strumento che ai cenni del re e secondo la volontà reale esercitasse i suoi poteri spirituali. Così per l’ostinazione del re avvenne che nella lotta contro il giansenismo i provvedimenti del Papa venissero continuamente attraversati; il gallicanismo si dimostrò l’alleato più forte del giansenismo;2 ciò che Luigi come re costruiva, lo demoliva Luigi come gallicano. S’aggiunse ancora che i tre ministri Lionne, Le Tellier e Colbert non erano amici di Roma e venivano consigliati da giansenisti.3 Inoltre in mezzo ai fasti e alle pompe della Corte lo zelo religioso di Luigi cominciò presto a raffreddarsi. Alla fine del suo lungo regno i novatori erano più potenti che ai suoi inizi. Tuttavia verso la metà dell’anno 1660 parve che il giovane re prendesse sul serio il giuramento della sua incoronazione di proteggere la religione del regno. Nel maggio .1660 in Pontoise s’era radunata l’assemblea generale del clero che nel settembre trasferì le sue sedute a Parigi. Essa non aveva fatto ancora nulla di essenziale contro il giansenismo, quando il re in persona pose termine all’oscurità della situazione.' La mattina del 31 dicembre i presidenti dell’assemblea vennero citati al Louvre, ove nella stanza di Mazzarino trovarono il re coi ministri. Ritiratisi i ministri, prese la parola Luigi XIV stesso e dichiarò: Onore e coscienza 1 Presso Gérin I 220. 2 « Le immunità della chiesa gallicana compagne dell’eresia ». Così Alessandro VII 1664, ivi II 6. 3 Rapin III 193. 1 Rapin III 83; Gerberon II 475 ss.; Ste-Beuve IV 109 ss.; BoURLON' 74 ss.