Partenza deU’ambasciatore < réqui da Koina. 381 partenza, Alessandro VII diede l’ordine a tutte le autorità di appoggiare Créqui nel suo viaggio. Dalla stazione di frontiera di Kudicofani il Créqui formulò in una circolare ai suoi colleghi diplomatici le sue pretese in questo modo: deposizione d’imperiali t ome cardinale e consegna di Mario Chigi quale « promotore » del-1' attentato », eseguito contro di lui ; fucilazione di 50 Corsi oltre i loro ufficiali (che non avevano partecipato all’attentato) sulla piazza Farnese, bando di tutti gli altri Corsi ed invio di un legato a Parigi per chiedere scusa.1 Poteva tuttavia apparire ancora dubbio se Luigi XIV avrebbe fatto proprie queste pretese. È vero che Créqui coi suoi rapporti aveva fatto di tutto per eccitare il giovane Re, molto sensibile in (|iiestioni d’onore, ma d’altro canto il Pallavicino cercò di ammansirlo con una lettera molto abile,* e il nunzio di Parigi era onestamente premuroso di acquietare gli animi eccitati collo spiegare la situazione di fatto. Ma anche in Parigi si lavorava contro gli influssi favorevoli al Papa. Il ministro degli esteri ottenne che si relegasse il rappresentante del Papa a Meaux e che colà lo si te- li isse, come si diceva per sua difesa, sotto una specie di vigilanza p<»litica.3 In quel mentre Lionne faceva propalare in Roma le minaccio più oscure e dappertutto anche in Germania e in Spagna presentare l’incidente del 20 agosto come un attentato contro l’ambasciatore francese, accuratamente preparato da parte papale.4 < io fece contro scienza e coscienza, poiché egli sapeva troppo bene «la terzi imparziali, quali la regina Cristina, che l’incidente era stato provocato dal seguito di Créqui, che fin dal principio si era comportato molto arrogantemente. Egli sapeva anche da questa parte che il Créqui non aveva punto abbandonato Roma per sua personale sicurezza. Ma mentre le lettere della regina venivano accuratamente rinchiuse nell’archivio di Parigi, le risposte ad e>sa venivano propalate in francese e in lingua italiana. Questi violenti scritti d’accusa contro Alessandro VII presentavano i parenti del Papa e il cardinale Imperiali come promotori delle aberrazioni dei Corsi.5 Tutto ciò avveniva benché il cardinale Chigi con uno scritto del 30 agosto al ministro Lionne e il Papa con brevi al Re del 28 agosto e 2 settembre avessero esposto il vero stato delle cose, biasimato aspramente il procedere dei Corsi e respinta ogni intenzione di offendere la Francia. Nell’ultimo Breve Alessandro VII esprimeva il suo dolore per l’improvvisa partenza di Créqui, si lamentava delle macchinazioni nemiche e faceva 1 Lettera del 6 settembre 1662 in Dksmakais, appendice 7 8.; Cappelli 68. ’ Vedi Macchia 37. 1 Vedi Desmarais 37 s.; Gérix I 322 ss., 327 ». 4 Vedi Gérix I 329. * Vedi ivi 331 ss.