Prosecuzione della vertenza coi Barberini. 45 Il giorno prima era comparsa una bolla secondo la quale i cardinali non potevano abbandonare Roma senza l’espresso permesso del papa. Chiunque contravvenga a tale disposizione viene punito con la confisca dei beni, e chi rimane lontano da Roma più di sei mesi perde tutti i benefici e le cariche e, in caso di ostinazione, dopo tre altri mesi, perfino la dignità cardinalizia, senza possibilità di reintegrazione.1 La pubblicazione della bolla venne in Francia proibita, e quando, ciò nonostante, essa passò di mano in mano, il Mazzarino chiamò in difesa « dei diritti del re e delle libertà della Chiesa gallicana », parlamento e clero, i quali si mostrarono anche troppo sommessi ai desideri del governo. Già si parlava di rifiutare l’obbedienza e di uno scisma.2 Siccome però Innocenzo X stava duro, Mazzarino decise di ricorrere al mezzo estremo, cioè alla forza delle armi. Il papa invero doveva venire attaccato solo indirettamente, giacché i Francesi avrebbero proceduto contro le fortezze della costa toscana, occupate dagli Spagnuoli. Mazzarino pensava con ciò di colpire il papa in tre modi: nei suoi amici, gli Spagnuoli, in suo nipote il principe Ludovisi, signore del territorio di Piombino, sotto la supremazia spagnuola, e, finalmente, nella sua propria sicurezza, poiché dalla Toscana i Francesi avrebbero potuto penetrare facilmente nello Stato pontificio.3 In relazione con questi propositi stava la missione dell’abate di S. Nicola, Enrico Arnauld, fratello del noto giansenista. Mazzarino lo aveva mandato in Itaha a metà dicembre 1645 per intrigare neUe corti minori contro la Spagna. A Roma Arnauld doveva intervenire per i Barberini e, nel preteso interesse della Chiesa, indurre il papa a sanzionare la separazione del Portogallo e della Catalogna dalla Spagna, col riconoscerne le nomine vescovili. Ma, oltre a tutto ciò, Arnauld aveva l’incarico non ultimo di promuovere anche gl’interessi privati del Mazzarino, e specialmente di chiedere la consegna del conte De Beaupuy, un comphce della congiura del duca di Beaufort, che si era rifugiato negh Stati della Chiesa, e l’imposizione del cappello rosso a Michele Mazzarino.4 In Parma Arnauld non raggiunse nulla. In Modena si prese grata notizia della nomina del Cardinal Rinaldo d’Este a protettore deha Francia presso la Curia, ma si differì a tempi più. favorevoli l’adesione alla Francia. Anche il gran duca Ferdinando II di Toscana diede a tal riguardo ad Arnauld solo belle parole.5 1 Bull. XV 441 88.; cfr. Hinschius I 349. ’ CO VILLE 109 88. * Vedi Coville 118ss. Cfr. Simeoni 80. 4 Vedi Akn’auld, Négociat. 1 161 ss.; Cociiin, TI. Arnauld 68 ss. * Vedi Cochin 70 ss.