344 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo II. volerlo far ricondurre con la forza. Naturalmente egli riuscì felicemente a fuggire con un passaporto della regina.1 Quando Macedo alla fine dell’autunno del 1651 arrivò a Roma non trovò cola ¡11 vita nè il generale dei Gesuiti nè Francesco Piccolomini, ai quali Cristina aveva indirizzato le credenziali per Macedo. Dovette perciò rivolgersi all’assistente tedesco Gosvin Nickel. Costui credette, in un affare così importante, di non poter agire a suo talento e si confidò quindi col segretario di stato Chigi. La difìi-cile missione venne quindi affidata ai padri Paolo Casati e Francesco De Malines. Entrambi derivavano da distinta famiglia, erano abili e dotti e conoscevano anche il francese che Cristina parlava con predilezione. La circostanza che Casati era stato professore di matematica fornì un eccellente pretesto per i suoi contatti con la dotta regina, con la quale frattanto aveva avuto alcuni colloqui anche il gesuita Goffredo Franken, cappellano dell’ambasciatore spagnuolo in Copenhagen.® Casati e Malines inosservati s’imbarcarono il 12 dicembre 1«51 a Venezia.3 Dopo un viaggio gravoso, durante il quale essi fecero alcune conoscenze molto utili per il loro soggiorno svedese, arri varono finalmente a Stoccolma il 6 marzo 1652.4 Essi viaggiavano come nobili italiani che volevano conoscere il paese e la popolazione. L’acuta intelligenza di Cristina capì subito che essi erano gli attesi e li fece venire a corte. Dopo i primi complimenti, re candosi in sala da pranzo, e mentre Casati procedeva immediati mente prima della regina, essa gli sussurrò a bassa voce: voi avete certo una lettera per me. Egli fece segno di si senza voltarsi, al che la regina aggiunse: non parlatene con nessuno. Ancora 1" stesso giorno Cristina mandò a prendere la lettera per mezzo del suo fidato cameriere, Giovanni Holm, e nel giorno seguente i-'li stranieri vennero invitati all’udienza. Questa durò un’ora. La regina li ringraziò della loro venuta, li assicurò che non avevano nulla da temere, ma raccomandò la più grande cautela e il più profondo segreto. Contemporaneamente essa disse che se si fosse trovata soddisfatta, il loro viaggio faticoso non sarebbe stato 1 Vedi I’allavicixo I 344 s. Il quale evidentemente aveva dinnanzi 1R relazioni di Macedo e la sua descrizione, che combina con quella del .Maline" loc. cit. Se Macedo in Divi tuteline« <ìrbis christiani, Lisbona 1687, 506 riven- dica a gè la priorità, ciò è giustificato; vedi Grauert II 40. 5 Alcuni colloqui con l’rancken veugono confermati anche dal Malino {ArcA. Stor. /fot». XXXIII 255) e Gualdo ( 17); essi ebbero però, come GRAUERi (II 43 ».), già riconobbe, così poca influenza, che l’AU.AVicrso a ragione no« ne fa nemmeno cenno. * Per quanto segue vedi oltre la ‘Relazione del Malines (loc. cit. 254 *•)• anzitutto * quella di Casati loc. cit., * La data secondo Malines (loc. cit., 254) e * Casati (loc. cit.). In Pai.-Iavicino I 347, 1651 è da intendersi secondo le stil. fior.