188	Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo V.
e il suo Vicario non provvedessero, quel veleno pervaderebbe in breve tempo una gran parte della facoltà di Parigi, poiché quasi tutti i dottori più giovani ne sono infetti e si chiamano apertamente giansenisti e scolari di Agostino.
   Le sette proposizioni inviate vennero ora in Roma affidate, per riferirne, ai consultori del S. Ufficio. Non si venne però ad una rapida decisione in merito. I pareri per l’inquisizione lasciano capire chiaramente le ragioni dell’indugio:1 si temeva che la condanna delle cinque prime proposizioni potesse creare un pregiudizio contro la dottrina sulla grazia dei domenicani e con ciò urtare una benemerita scuola teologica. La maggioranza dei consultori respingeva certo le cinque o sette proposizioni, anche se non qualificava ciascuna come eretica in ogni senso; ma il maestro di palazzo, il domenicano Candido, nel suo parere stille prime quattro proposizioni, le difende tut te quattro,2 solo che a ognuna di queste proposizioni aggiunge un inciso che dice: Giansenio le intende così;3 dopo di che egli cerca di dimostrare dal libro di Giansenio che questi insegna ciò che insegna egli stesso.
   A discutere tale difficoltà s’indugia molto diffusamente il parere dell’abbate cisterciense Ilarione Rancati di S. Croce in Gerusalemme in Roma.4 Secondo Rancati le prime cinque proposizioni vengono a negare In, grazia solo sufficiente. Ora i molinisti affermano la grazia sufficiente come sicura dottrina di fede e i tomisti non osano contraddire; se si oppone loro che la negazione della grazia sufficiente è data con la premozione fisica, essi cercano di sottrarsi all’argomentazione dei loro avversari; essi riconoscono dunque per certo d’aver perduta la causa, quando vengono costretti alla negazione della grazia sufficiente. È vero che Giansenio dice di essere d’accordo coi tomisti, ma i tomisti ammettono una grazia sufficiente, la quale concede la capacità di fare il bene e di evitare il peccato; in questo senso dunque l’uomo possiede, comunque, un vero potere ed è libero da necessità, mentre Giansenio nega libertà, potere e grazia sufficiente. Ora la grazia sufficiente viene insegnata dal concilio tridentino e dai concili provinciali di Sens e Colonia 1528 e 1536; non si può dunque im-
 1 « * Diversorum vota super 5 propositionibus collecta a fr. Phil. Viceeom. ord Eremit. S. Aug. ». Biblioteca Angelica in Borna. B. 3.
 5	f. 1 ss.
     *	Ivi, f. 155-167.
     3	Sensus Jansenii est....
    ' I'* £-4 1-49. Anche nella Biblioteca Angelica in Roma. S. 3 1: * Excerpta ex F Parte circa librimi Iansenii f. 94-99 (con data 31 ottobre 1649) e in Biblioteca Casanatense in Roma. X VI 34 f. 60-62. Cfr. Ang. Fumagalli, Vita del P. D. Il, Rancati, Brescia 1762; De Meyeb 127, n. 2.