Il compromesso dei quattro vescovi, un tessuto di ambiguità. 583 riguardano quasi il papa come una potenza nemica, ingannarlo sembra quasi un’opera buona. Solo dopo lunghe discussioni e dopoché furono tenuti in considerazione anche i desideri dei tre ministri, la lettera finalmente fu redatta e sottoposta al re.1 L’Amauld ha dato infatti nella lettera ancora una volta uno dei suoi capolavori: dal principio alla fine essa è un tessuto di ambiguità,2 e per le persone che ben capivano la cosa, una vera derisione del papa. Non v’è parola nella lettera sul modo con cui la nuova sottoscrizione avvenne e sul fatto, che la dichiarazione preliminare la svalutava. Vi si dice solo con frase ambigua, che i quattro avevano agito secondo l’esempio « dei vescovi francesi », o, come anche si può intendere, « di vescovi francesi », con i sentimenti dei quali concordavano pienamente.3 Naturalmente i quattro, che ancora poco prima si erano espressi così aspramente contro E orna, questa volta si profondono in assicurazioni di rispetto verso la Sede apostolica. Essi dicevano di aver testimoniato, adattandosi all’esempio di « altri » o « degli altri », innanzi a tutta la Chiesa il loro amore per l’unità ecclesiastica, e che il motivo, per cui avevano fatto questa testimonianza, era stato l’onore della Sede apostolica ed science des IV évêques, ... ni qu’ils eussent fait rien d’indigne de la sincérité chrétienne » [!]. 1 Ivi 150. La lettera è ristampata in [Dumas] III, Ree. 187. * Così giudica anche il fllogiansenista Coen in (215): « On est forcé de reconnaître que la lettre au pape . . . montre une ambiguïté extrême, une sincérité presque insuffisante. Toutes les questions en jeu y sont laissées dans une ombre si dense, que le regard le plus habitué aux subtilités théologiques ne saurait voir si les évêques rétractaient ou non leur doctrine. Henri Arnauld trouvait fort heureuse cette obscurité voulue ». * « Nam cum in exequenda . . . Constitutione Gallicani episcopi, nobiscuin sensibus coniunctissimi, earn discipliuae forinam amplexi sunt, quam Sam iilati V. acceptiorem fuisse intellesimus, Nos... ». Cosi l’originale inviato a lioma, il registro del nunzio ([Dumas] III 166 ss.), la * copia della lettera nel Ood. 60 della Biblioteca di S. Pietro in Vincoli in Koma, f. 375 s., la * lettera del Bargellini a Koma in data 16 novembre 1668 (vedi sotto). Le stampe giansenistiche leggono: « multi Gali, episcopi, nobiscum licei sensibus coniunctissimi» ([Varet] II 155), con il che era possibile riferire il passo al Gondrin ed ai suoi amici, il cui esempio veniva seguito dai Quattro. Ma il « multi » era solo nella prima minuta e fu tolto su pressione del nunzio (cfr. [Dumas] III 164 ss.). Il Bargellini, sebbene non leggesse il »multi» e il «licet», pure si preoccupa già nella sua ’lettera del 16 novembre 1668, che i Quattro potessero riferire quelle parole a « quelli vescovi della Francia che si dice habbino fatto processo verbale ». .Ma, egli pensa, « la risposta per la S. Sede è prontissima perchè le sudette parole non si possono mai intendere se non per quello che hanno fatto publicamente i vescovi deU’assem blea del clero descritta nel libro intitolato: * Relations des délibérations du clergé de France ’ a carte 83, dove consta che tutti segnarono senza alcuna restrittione, anche quelli che si dice habbiuo fatto alcuni particolari nascostamente ». Archivio segreto pontificio.