La questione sulla liceità di certi riti in Cina. 153 un decreto filocristiano e guadagnare al cristianesimo le classi colte.1 Nella ('ina meridionale riuscì ai Gesuiti di addurre al cristianesimo la profuga imperatrice della detronizzata dinastia dei Ming, e tre altri membri della famiglia imperiale, fra cui il figlio dell ’imperatore. L’imperatrice ebbe nel battesimo il nome di Elena e suo figlio quello di Costantino.2 Nell’Archivio Vaticano si conserva ancora scritta su seta la lettera dell’imperatrice Elena a Innocenzo N, il quale però quando giunse, era già morto.3 Dopoché nel 1648, il beato Capillas dell’ordine domenicano, ebbe Ìbìto un eroico martirio, il domenicano Morale», con tre altri eom-kgni, e il francescano Antonio di S. Maria, con due altri, tornarono 1 1649 nel Fukien; il secondo nel 1650 si trasferì nello Shantung e aprì la missione di Tsinanfu con molte altre comunità.4 Il conflitto sulla liceità del culto degli antenati che era scoppiato già sotto Urbano Vili assunse sotto Innocenzo X forme sempre più aspre.5 Nelle Filippine, a Manilla, la questione era oggetto di accalorate discussioni. Il domenicano Morales a Macao riassunse le difficoltà in dodici punti, il francescano Antonio di 8. Malia in 15. Da parte dei Gesuiti fu specialmente Francisco Furtado che reagì contro questi scritti.8 Una proposta del provinciale dei Domenicani, Clemente Gan, di risolvere la questione mediante una conferenza comune di teologi di entrambi gli ordini venne respinta dal provincale gesuita, Manuel Diaz, avendo egli già mandato a Roma alla Propaganda uno dei suoi subordinati, 1 Vedi Schaix, Relatio de initio et progressu missionis Soc. lem in regno Sinnrum (1665); Mastini, Brevis relatio de numero et qualitate christianorum apud Sinas (1654). Cfr. Schmidlin 273. 2 Cfr. Schmidlin 273 s. * Lo strano documento (cfr. Antiquitdten-Zeitung 1911. 53) ritrovato da -Mons. Ugolini, la cui autenticità venne constatata dall’ambasciatore cinese in Roma, si trova nell’* A. A. 1790, Archivio segreto pontificio; con traduzione latina. L’imperatrice scrive d’aver appreso dal P. Andrea Saverio la fede, « et ecce credidi; » così pure « regina imperatorie mater Maria, regina eius legitima coniux Anna et fìlius imperatoris princeps Constantinus ». Essa manda la lettera a mezzo dei PP. Andrea Saverio e Michele Boym 8.1. «in aula imperatoris prò tempore assistentes » e prega d’inviare altri Gesuiti (in data 4 novembre 1650). La * Risposta di Alessandro VII a " Helena Tamingue Sinarum regina » in data 18 dicembre 1655, nelle Epist. I 282, Archivio segreto pontificio. Cfr. Arch. Stor. Ital. IV serie XVII 157. 4 Vedi le lettere di Antonio dal 1649 in qua, presso Maas, Cartas de Cina I (1917). Cfr. Schmidlin 257. 6 Cfr. la presente Opera, voi. XIII 780 s. 6 Castner, * Relatio; Biermann 65; Furtado, Injormatio antiquissima, Parigi 1700. Furtado difendeva il contegno dei Gesuiti in una lettera al generale dell’Ordine Vitelleschi del 10 novembre 1636 (Furtado 8-13) e rispose poi nel 1640 alle dodici domande del Morales (ivi 19-52). Entrambi gli scritti tradotti in Pray, I 32-49, 51-103.