Vertenza del vescovo Giovanni Palaiox. 161 sua partenza per la patria compilò il suo famigerato memoriale a Innocenzo X intorno ai Gesuiti. Già prima, il 25 maggio 1647, egli aveva scritto al papa una lettera, le cui accuse si possono ancora spiegare colle circostanze, perchè allora il conflitto con gli odiati religiosi era arrivato al culmine. Ma nel documento posteriore dell’8 gennaio 1649 nelle accuse contro i Gesuiti egli passa ogni limite.1 In Roma frattanto continuavano i negoziati sopra la fastidiosa questione. Per le insistenze dei Gesuiti vennero messi insieme i singoli fatti, raccolti in 51 punti, dei quali, circa lo svolgimento del conflitto, la Congregazione cardinalizia, il 17 dicembre 1652, ne riconobbe come certi solo 13.2 In complesso i 13 punti non sono sfavorevoli ai Gesuiti. Cosi il primo punto conferma che nel periodo antecedente alla proibizione del Palafox essi possedevano l’autorizzazione di questo stesso o dei suoi antecessori, di predicare e confessare secolari. L’ultimo punto constata che i cinque processi mandati da Palafox non provano le accuse contro i Gesuiti; inoltre non si vedeva come alcuno di loro fosse incorso nella scomunica o come le censure inflitte dal vescovo potessero considerarsi giuste. La Congregazione non prese alcuna decisione circa il passato, ma si limitò a indicare quello che dovesse esser fatto per l’avvenire. Voglia il Palafox, così gli scriveva il cardinale Spada,3 dare segretamente al superiore dei Gesuiti l’autorizzazione di assolvere quello dei suoi soggetti, che al caso fosse incorso in qualche censura. Come i Gesuiti venivano richiamati al dovere di mostrarsi sommessi e rispettosi verso il vescovo, così Palafox veniva a più riprese ammonito di voler abbracciare colla stima che si compete a un ordine così lodevole ed utile, e con paterno amore tuia società religiosa che aveva lavorato con tanto profitto e con tante fatiche nella vigna del Signore. Nello stesso giorno venne emanato un Breve ai Gesuiti che pose un termine alla contesa. Essi avevano sollevato eccezioni contro il Breve del 1648, ma la Congregazione, il 14 febbraio 1652, 1 L’autenticità della lettera è dimostrata da Arnaui.d. L’autore della Pratique morale des Jésuites (Arnauld, (Euvres XXXIII 618 ss), Astràin (V 407 ss.) Duhr (Jesuitenfabeln* 640 s.) e il Cardinal Calini nel processo di beatificazione del Palafox (in [Boero], Osservazione sopra l'istoria del pontificato di Clemente XIV scrìtta dal P. A. Theinkr II Monza 1854 261), non dubitano dell’autenticità. In Palafox, Obras, si trova la lettera nel vol. XI <>3-120 e in Arnauld, loc. cit. p. 713-760. Secondo Calini (loc. cit. 263) la lettera dimostra ebe « Palafoxii in carpenda proximorum fama effrenis malitia, in mendaciis libertas, in conviciis facilitas et obstinatio in sua iniquitate, sine Poenitentia factorum et a se scriptoruin ». 2 Edito in Obras XII 552. Cfr. Astràin V 407 ss. 3 II 17 dicembre 1652, Obras XII 554. Pastor, storia dei Papi, XIV. 11