CAPITOLO V. Il giansenismo in Francia e nei Paesi Bassi.1 1. Urbano Vili aveva levata la sua voce contro il nascente giansenismo senza grande successo.2 Anche sotto il suo successore le condizioni per l’ulteriore progresso della nuova dottrina furono solo in apparenza sfavorevoli. Anna di Francia, consigliata dalla marchesa de Senecey, educatrice dei figli del re, era bensì una decisa avversaria dei « Discepoli di sant’Agostino »,3 ma l’alto funzionario che essa incaricò della sorveglianza del partito, Francesco Daubray, si lasciò intimidire dai giansenisti e adempì il suo ufficio assai male.4 Quale consigliere nell’assegnazione dei posti ecclesiastici, la regina aveva a fianco ben lo stesso Vincenzo de Paoli, ma anch’egli non potè impedire tutti i passi falsi. Per quanto Anna gli avesse promesso di non promuovere alcuno che fosse in sospetto delle nuove dottrine, tuttavia i due più potenti protettori della setta, Giovanni Francesco Paolo de Gondi e Luigi Enrico de Gondrin de Pardaillan vennero elevati nel 1643 e 1644 a coadiutori dell’arcivescovo di Parigi e di Sens.5 Il consiglio di stato condivideva il punto di vista religioso della regina; dei suoi membri soltanto il Chavigny che era stato castellano di Vincennes e con ciò carceriere del Saint-Cyran, che lo gua- 1 Per questo capitolo ho avuto molti Excerpta di archivio provenienti dall’eredità del prof. Sellili, il quale disgraziatamente non potè usufruirne. s Cfr., la presente Opera voi. XIII 640 ss. s Rapin Mém, 1 112, 137. Quest’autore descrive il giansenismo, come esso si presenta nella vita pratica, e per le affermazioni, che si appoggiano alle sue osservazioni personali, merita fiducia, non però sempre per le altre. Cfr. per la sua caratteristica Biìemond IV 312 s. 4 Rapin I 162. * Ivi 47. Intorno a Gondrin v. G. Dubois, Alencon, 1902.