97 i territori veneti e istriani soggetti al dominio bizantino : governava con tale titolo i vescovadi istriani e quelli veneti (Oderzo, Aitino e Padova), che, ritraendosi dalla terraferma, avevano voluto conservare rispetto alla fede religiosa ortodossa e alla sovranità bizantina. Idealmente era ripudiate la legittimità del titolo aquileiese assunto dal vescovo forogiuliese e la sua funzione metropolitana ; di fatto era necessità subire le conseguenze di vicende insuperabili e rinunciare alla pretesa di esercitare poteri sopra quei titoli, che, conservando la fede scismatica, erano rimasti sotto la sovranità longobarda. In processo di tempo anche la sorte di questi mutò. L’intransigenza scismatica, di pari passo all’eterodossia dei dominatori, fu assai scossa, e sopravvisse più di nome che nella realtà. L’adesione di re Cuniberto e del popolo longobardo all’ ortodossia romana, fece crollare l’ultimo ostacolo, che si opponeva al ritorno degli scismatici nel grembo dell’obbedienza romana. Nelle sinodi di Pavia e di Roma durante l’ultimo decennio del secolo, dopo laboriosi negoziati, per armonica collaborazione di papa Sergio e del re longobardo il secolare dissidio, che teneva separate dalla comunione romana tante sedi episcopali, era felicemente composto e risolto (1). La tenue riserva, con la quale erano accettate le conclusioni del quinto concilio costantinopolitano, sembra un pretesto per giustificare il mutato atteggiamento. Non importa ricercare i motivi politici, in virtù dei quali il clero aquileiese per volontà e interesse del suo re fu indotto ad abiurare alla fede a lungo difesa. Più che gli intrighi di retroscena, che prepararono e conclusero le definizioni di Pavia e di Roma, interessa rilevare le conseguenze derivate da questo gesto nei riguardi della chiesa gradense. Essa s’arrogava la prerogativa di essere unica legittima continuatrice del titolo aquileiese (2) : e con questa (1) Così dal ritmo acrostico di maestro Stefano (Carmen de sinodo Tici-nensi, in M. G. H., Script, rer. Lang., p. 158 sg.) e dalla notizia di Paolo Diacono (Hist. Lang., VI, 14). Cfr. Paschini, Storia cit., I, 125 sgg. ; Cessi, Vicende cit., I, 194 sg. (2) Il vescovo gradense, anche nella sinodo del 680, sottoscrisse con tale titolo : invece al metropolita friulano era attribuito solo il titolo di foroiuliensis antisles o di episcopus foroiuliensis (Documenti cit., I, 28, 36). È dubbio se per conto suo il metropolita friulano abbia assunto il titolo aquileiese, o non si sia accontentato di quello forogiuliese : è certo che i titolari aquileiesi do- 7