412 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo IV. con energica fermezza alla concessione del calice per i laici, richiesta dall’arcivescovo opportunista, il papa non essersi meravigliato nel vedere- Giovanni Filippo sostenere tali idee, poiché e«rli aveva sempre cercato modi e maniere di accontentare entrambi i partiti. Questo però era stato generalmente considerato come uno scherzo, che non si poteva in nessuna maniera tradurre in realtà. Per quanto riguardava la domanda per la comunione sotti» ambedue le specie, essa era stata in altri tempi rivolta a diversi papi e, sempre dopo matura riflessione su tutti i motivi favorevoli addotti, non s’era mai trovato opportuno di cedere in questo punto, poiché coloro i quali abbracciano onestamente la verità cattolica e vogliono ritornare nel seno della Santa Chiesa, col desiderio di salvare le loro anime, non hanno bisogno di tale privilegio; che se, per lo contrario, non avessero tali sentimenti, quella concessione era superflua, anzi del tutto riprovevole. Il nunzio ehln* l’istruzione, se il discorso cadesse su questa cosa, d’evitare abilmente di dare una risposta precisa. Se si volesse dirigere al papa, lasciasse fare, ma senza animare comunque da parte sua.1 Siccome in Roma si era ben informati degli intrighi di Ffiwten-berg, si attendeva con molta preoccupazione la dieta dell’impero di Rati»bona, che il 20 gennaio 1063 venne aperta dall’arcivescovo di Salisburgo Guidobaldo Thun, come commissario imperiale. -Per mezzo di questo principe della Chiesa si seppe che il principi' elettore di Colonia, l’anno prima, aveva proposto non soltanto un concilio nazionale tedesco, ma anche la designazione di un patriarca tedesco e un'imitazione del gallicanismo francese.1 La Curia cercò ora d’influire in senso moderatore sui principi elettori di Colonia c di Magonza, col concedere loro delle grazie, tentando possibilmente guadagnare tutti e due alla sua causa. Ciò riuscì. Nel conflitto di Alessandro VII con Luigi XIV i principi elettori ecclesiastici si posero dalla parte della Santa Sede, della quale invero era troppo chiaro il buon diritto. Tuttavia essi non osarono intraprendere nulla di serio contro il loro potente alleato francese.4 Siccome erano sorte di nuovo delle notizie allarmanti circa passi ostili del cleri» tedesco contro Roma, la Curia fece la formale dichiarazione che i concordati dovevano avere pieno valore e che, perciò, trattative alla dieta dell'impero erano superflue. Questa infatti passò, senza che nulla avvenisse contro il Papa. Ancora peggiore di Francesco Egon von Ftlrstenberg era suo fratello Guglielmo; furono specialmente gli intrighi ili costui che 1 Vedi Mkntz II 210, 213 s.; HlLTEBRANDT 33. 1 Vedi Mkntz II 186; Levin-sos I 734, 745 s., 752. * Vedi Levisson I 763. 4 Vedi Mextz II 188; efr. Levinsox I 764, 767, 769.