4 Introduzione. devono umiliarsi, principe che lavora e governa come il vero ministro di se stesso e fa emanare i decreti dei suoi più elevati burocrati soltanto nel proprio nome; inoltre una figura maestosa e di maschia bellezza, vero re nell’incedere ed in ogni suo gesto, il ventitreenne Luigi diventa presto l’orgoglio e l’idolo dei suoi Francesi, che si riscaldano alla sua gloria e che, pur piegandosi innanzi a lui, si sentono in lui - espressione e sintesi di tutto ciò ch’è francese - sollevati al disopra delle altre nazioni. È certo che anche per la causa cattolica fu un vantaggio che il principe più potente d’Europa, il paese più ricco della terra, la letteratura più magnifica del tempo si trovasse dalla parte dei cattolici. Ne sono prova le numerose conversioni fra le classi alte della Germania e fra uomini spiritualmente assai distinti. Ciò nonostante il dominio del Re Sole fu per la Chiesa una sventura. Luigi XIV è il rappresentante più reciso dell’assolutismo statale, e lo splendore col quale la nuova idea di Stato fa in lui la sua comparsa, la porta a dominare in tutto il mondo, poiché gli altri principi, anche i cattolici, si dimostrarono scolari fin troppo zelanti del grande Luigi. Egli non ha pronunciato in questa forma il motto: « Lo Stato sono io », ma ha espresso lo stesso pensiero in altre forme e ne ha fatto la norma della sua condotta. Nella vita politica tutti i diritti e tutta l’autorità derivano, secondo il suo concetto, dal principe; egli è perfino proprietario di tutto quello che si trova in paese, non esclusi i beni ecclesiastici.1 Mèta della sua politica è la gloria della Nazione e la gloria della Nazione è la grandezza del re.2 Di fronte a ciò la grande massa del popolo e il suo benessere passano in seconda linea. Purché il re conservi la sua grandezza, il suddito può ben versare il sangue nelle interminabili guerre, può anche cadere in miseria sotto il peso delle imposte, purché il principe possa tenere corte bandita nei suoi castelli che superano tutte le meraviglie del mondo. Luigi XIV restava veramente solo in Francia, perchè la potenza della nobilita era stata spezzata nelle guerre della Fronda, quella degli ugonotti con la presa di La Rochelle; gli Stati Generali dal 1614 non vennero più convocati e il Parlamento osò muoversi appena dopo la morte di Luigi XIV. In tal modo solo una potenza restava che poteva costituire una barriera: la Chiesa; e in forza dei 1 « Les rois sont seigneurs absolus et ont naturellement la disposition pleine et libre de tous les biens, tant des séculiers que des ecclésiastiques, pour en user comme sages économes, c’est-à-dire selon les besoins de leur Etat. », Luigi XIV, in Dreiss I 209; E. Lavisse, Histoire de France VII, 1, Parigi 1905, 391. * Ch. Kocii, Dns unumsehrânkte Kânigtum Luduiys XIV. (Progr.), Berlino 1888; P. Ssimank in Hist. Vierleljahrsschr. II (1899) 39-71; Lavisse, loc. cit. 119 ss.