172 Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo V. egli stesso per l’onore del professore, qualora questi tacesse di fronte all’attacco. Ben presto Solminihac poteva scrivere: il fuoco è spento, in pochi giorni non se ne farà più parola.1 Anche per Parigi esistevano istruzioni simili,2 ma le nuove idee vi avevano colà preso radici troppo profonde, cosicché sarebbe stato impossibile di passarle del tutto sotto silenzio.3 Anche fuori dei confini della Francia la nuova dottrina faceva già le sue conquiste; così dalla Fiandra penetrava sul Reno4 e particolarmente in Polonia. La regina polacca, Maria Luisa di Gonzaga-Cleve, figlia del duca di Ne ver s, sposata da prima col re Ladislao Sigismondo di Polonia, poi, dopo la sua morte avvenuta nel 1648, col suo successore e fratello Giovanni Casimiro, era stata educata a Port-Royal, stava in corrispondenza con Angelica Arnauld e aveva per confessore il giansenista Francesco de Fleury. In tali circostanze la traduzione latina del libro sulla Comunione Frequente ottenne l’approvazione e l’assenso dell’arcivescovo di Vilna, di quello di Gnesen e di uno dei suoi suffraganei.5 Giovanni Casimiro, che prima della sua salita al trono, era stato per un certo tempo gesuita e dal 1647 cardinale, vedeva però molto malvolentieri che andasse preparandosi una nuova scissura. Egli diresse perciò per mezzo del nunzio una domanda a Roma e la curia rispose con l’inviare la Bollii, di Urbano Vili e mise in vista una decisione papale delle questioni rimaste in sospeso. Ma questa decisione 6 non bastò al re. In una lettera al papa7 egli deplorò la scissione avvenuta alla sua corte e invocò una sollecita dichiarazione da qual parte fosse la verità. Anche l’arcivescovo di Varsavia scrisse nello stesso senso a Roma.8 Ora venne data risposta che l’opera del Giansenio, era già proibita e che il nunzio doveva influire affinchè « questa contro-versia resti totalmente sopita, nè si permetta alcuna disputazione in contrario ».9 Dopo ciò la bolla di Urbano Vili venne pubblicata anche in Polonia, ma il re desiderava anche una decisione intorno alle dottrine di Arnauld.10 1 Coste III 348-350. 2 Proibizioni dell’arcivescovo del 4 marzo e 11 dicembre 1643 «d'in-vectiver » contro coloro che in materia di fede sono di altra opinione; proibizione del coadiutore, del 25 novembre 1644, di parlare dal pulpito intorno alla grazia. Arnauld, Œuvres XVI xn. 3 De Meyer 144. ‘ Rapin I 310. 5 Arnauld loc. cit. lxxv. 6 Dell’11 agosto 1650, annotazione dorsale nella relazione del nunzio Torrez del 2 luglio 1650, in * Excerpta 1647-1652, loc. cit. 7 Del 12 settembre 1650, edito in Rapin I 395. 8 11 20 settembre 1650, * Excerpta loc. cit. * Istruzione del 19 novembre 1650, in Theiner Mon. Poloniae III 466. 10 11 nunzio * il 7 gennaio 1651 (* Excerpta loc. cit.). Circa la pietà della regina, il nunzio fa continuamente elogi:* «La quale nè può esser nè più devota