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Introduzione.
storia ecclesiastica visto al di fuori, e un’epoca di irrefrenabile decadenza. Alle tre potenze avversarie del secolo xvr, il giansenismo, il gallicanismo, l’assolutismo statale, se ne aggiunge ancora una quarta: la filosofia miscredente, il deismo, il naturalismo, il razionalismo che nei secoli xix e xx raggiungeranno il loro massimo sviluppo; si cerca di attaccare e sommuovere il cristianesimo nelle sue basi. A ciò s’aggiunge che le altre potenze nemiche attaccano con maggior forza di prima. Il Parlamento francese, condannato sotto Luigi XIY ad essere una nullità politica, dopo la Reggenza si risolleva a nuova potenza, e come asilo del gallicanismo si permette ingerenze nel terreno ecclesiastico, che il Re Sole non avrebbe mai ardito di arrogarsi. Il giansenismo, dopo Clemente IX, pareva scomparso, ma sotto Clemente XI, per causa di Quesnel, diventa un nuovo maggiore pericolo: combattuto sotto Luigi XIV dal Governo, trova ora in esso invece, mediante i Parlamenti, la protezione più zelante. L’assolutismo statale finalmente ha fatto scuola; i principi per così dire vanno a gara nel far sentire al papa la sua impotenza politica: Clemente XI durante il suo pontificato di dolori, si trova nella guerra di successione spagnuola fra l’Austria e la Francia come fra le mole di un mulino; Benedetto XIII deve accettare la « monarchia sicula » per tanto tempo combattuta, e Clemente XII deve lasciarsi strappare nuove concessioni. Pare quasi che il papato debba dar prova della sua forza di esistenza; che esso superasse tale prova rimane uno dei fatti più memorabili della storia universale. I grandi pionieri dell’assolutismo regio, Richelieu, Mazzarino, Luigi XIV, per quanto sembrassero uomini dallo sguardo penetrante e di ampio orizzonte, non videro che con l'esagerare i diritti reali evocavano la rivoluzione, e che col disprezzare l’autorità più legittima che era nella Chiesa, minavano ogni autorità, compresa la propria. L’assolutismo regio scava con le sue proprie mani la sua fossa; questo crollo significa la morte del gallicanismo e del giansenismo. Per un momento sembra quasi che anche il papato debba venir spazzato via dal diluvio universale. Ma il punto più basso del suo scadimento nel secolo xvm è anche il punto iniziale di una nuova impensata ascensione, per quanto non sul terreno politico. Esso è e rimane anche nel secolo xix una potenza universale con cui tutti gli Stati devono fare i conti, e se anche non può più intervenire nella politica mondiale, i popoli tuttavia hanno dovuto apprendere che gioverebbe assai alla loro salvezza, se esistesse ancora un potere di pace che, troneggiando al di sopra dei conflitti di parte, venisse da tutti riconosciuto come sopra ordinato e imparziale.
   Quando Pio VI morì in prigionia si compilarono degli epitaffi per il papato nel senso che non si risolleverebbe più. Se ci fu mai una profezia che si dimostrò falsa, fu questa appunto.