148 Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo IV. nel territorio del suo patronato, il Portogallo sollevò fiera resi stenza. Per girare la difficoltà, l’arcivescovo di Reims con Vincenzo de Paoli ed altri sacerdoti diresse noi luglio del 1653 al papa la preghiera di non istituire nell’Asia orientale nuove diocesi, ma di far consacrare a vescovi i preti secolari presenti, mandandoli in Oriente come delegati della sede apostolica.1 La proposta venne accolta in Roma benevolmente, ma rimase senza effetto, perchè si faceva propaganda contro i preti francesi e si metteva in bocca al papa stesso che nel dare incarico a Rliodes avesse detto: « Anzitutto nessun Francese! ».2 Siccome Innocenzo X morì nel gennaio 1655, la continuazione e l’attuazione dell’impresa rimase affidata al suo successore Alessandro VII.3 Invece l’altra società missionaria francese che doveva pure contribuire a trasferire il centro di gravità delle missioni in Francia, quella dei Lazzaristi, appartiene al pontificato di Innocenzo X; poiché fu nel 1646 che il suo fondatore Vincenzo de Paoli mandò missionari in Algeria, e nel 1648 nel Madagascar.4 A promuovere le missioni servì anche il fatto che Innocenzo nel 1649, su preghiera del generale dei Gesuiti, a tutti coloro che nelle due Indie o in oltremare avessero convertito qualcuno dall’idolatria oppure nelle chiese dei Gesuiti, dopo aver ricevuta la comunione, pregassero per i pagani, concesse indulgenza plenaria, ai missionari della Compagnia di Gesù ricche facoltà.5 In questo luogo vanno inoltre ricordate le decisioni della Piopaganda che i missionari possano amministrare i sacramenti che non sono di diritto parrocchiale, anche senza il permesso dei vescovi e dei parroci (1647),8 che i prefetti delle missioni debbano risiedere nelle missioni, per essere sempre a disposizione dei missionari nelle loro difficoltà (1644), e che i missionari anche in tempi di persecuzione non possano abbandonare le loro missioni, perché la loro presenza sarebbe in tal caso ancora più necessaria per i fedeli (1646), finalmente che i prefetti provinciali per conservare lo spirito dell’ordine possano, dopo tre anni, richiamare i loro missionari nei conventi (1648).7 Quanto gli Ordini religiosi oltre i Gesuiti, specialmente i Francescani, tenessero ai doveri e ai privilegi delle missioni, ci 1 Vedi ivi 19 s. Sulla protesta del Portogallo ivi, 15 s., e Jann loc. cit. 3 Vedi Labnay I 20. 3 Ivi 21 s. De lthodes andò nel 1654 in Persia, senza aver raggiunto a Parigi nulla per l’esecuzione del comando del papa, per cui non può essere considerato come fondatore della Società delle missioni di Parigi. Cfr. su ciò la controversia fra Huonijer e. Schwager in Zeitschr. fiir Missionswiss 1911, 291 s. 4 Vedi più sotto, pag. 147 ss. 5 Vedi Ius ponti]. I 276 s.; cfr. ivi 111. 6 CoUect. I n. 116. 7 Ivi n. 109-115.