130 Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo III. così numerosi protestanti.1 Invece fu proprio questo terribile macello che indusse molti a vendere più cara che potessero la vita,2 e, a giudizio di uno storico autorevole,3 è « del tutto inverosimile che fra i difensori di Drogheda ce ne fosse almeno uno che avesse partecipato al massacro dell’Ulster ». Alcuni dei superstiti che si erano rifugiati in due torri vennero trattati da Cromwell più mitemente. Quando dovettero arrendersi, di una torre vennero mandat i a morte solo gli ufficiali, degli altri solo uno su dieci, e l’intiera guarnigione dell’altra torre venne internata nelle isole delle Barbadi.4 Di poi Cromwell si volse contro la città marittima di Wexford, i cui abitanti avevano inflitto tanti danni al commercio inglese sul mare. Dopo la presa della città, si rinnovarono gli orrori di Drogheda. Anche qui preti e frati vennero immolati senza riguardo, e seguì una generale strage alla quale Cromwell e i suoi ufficiali si rifiutarono di porre un termine. Molti dei perseguitati tentarono di salvarsi per mare, ma le scialuppe sovraccariche colarono a fondo e 300 degli infelici affogarono. Nel suo ripugnante gergo puritano, Cromwell riversò poi la colpa di questi orrori sulla giustizia divina.5 Cromwell si volse quindi verso la provincia meridionale di Munster, ove i protestanti erano forti e le truppe di Inchiquin combattevano solo malvolentieri a fianco degli alleati cattolici, e qualche ufficiale manteneva proditorie relazioni con Cromwell.6 Durante la marcia incontrò per prima la cittadella di New Boss. Quel comandante era disposto ad aprirgli le porte, purché concedesse libera sortita alla guarnigione e ai cittadini che le si associassero, e fosse concessa libertà di coscienza ai rimanenti. «Io non m’immischio nella coscienza di chicchessia, rispose Cromwell, ma se per libertà di coscienza intendete libertà per la messa, per questa non a-ì può essere alcun permesso là ove comanda il parlamento d’Inghilterra ». Quando Cromwell il 26 maggio 1650 abbandonò l’Irlanda, la sottomissione di tutta l’isola poteva essere solo una questione di tempo. Gli Inglesi erano riccamente muniti di tutto, mentre gli Irlandesi mancavano del necessario; nell’assedio di Clonmel, per esempio, la guarnigione irlandese si era battuta con eroismo, ma alla fine dovette ritirarsi segretamente sotto la protezione delle tenebre, perchè non aveva più polvere.7 S’aggiunga che il 6 novem- 1 Ivi 138 s. s Cfr. ivi 140, 175. » Ivi 139. * Ivi 134 s. Sulla testimonianza dell’Anthony Wood, ivi 135, nota 1. s Ivi. 140-148. « Di fronte agli orrori della guerra irlandese, viene perfino meno la comprensione di biografi favorevoli al generale », opina Wolf Meyer-Erlach (Cromwell, Monaco 1927, 48). * Gardixer 1 105 s. » Ivi 174.