Risposta dell’imperatore alle proposte di pace. 77 Per quanto il pericolo turco ammonisse di far presto, le trattative di Münster non andavano avanti;1 la vera ragione per cui si trascinava la conferenza era che ambedue le parti speravano in uno spostamento della situazione guerresca in proprio favore. Il 25 settembre 1645 venne comunicata ai delegati della Francia e della Svezia la risposta dell’imperatore ai loro postulati. In essa veniva indicato come anno dell’amnistia il 1030, escludendo con ciò dalle domande la Boemia e i paesi imperiali ereditari, circa le questioni religiose, l’imperatore dichiarava esser disposto ad un benevolo accomodamento, a patto però che ciò avvenisse in modo conciliabile con la costituzione dell’impero. Egli era disposto a tollerare anche alleanze degli Stati dell’impero con potenze estere, ma a condizione che queste alleanze non fossero dirette contro di lui o contro l’impero e non offendessero oltre che la quiete pubblica anche il giuramento che legava ciascuno Stato dell’impero all’imperatore e all’impero. La proposta di non dare un successore all’imperatore mentre questi era ancora vivo, non era conciliabile con la bolla d’oro e coi diritti dei principi elettori. Circa la Spagna, prima di concludere la pace, l’imperatore doveva essere garantito che anche la Francia e la Svezia non intendevano di aiutare i suoi nemici; solo allora avrebbe potuto dare la promessa desiderata di non ingerirsi nelle contese franco-spagnuole. In quanto a chieder soddisfazione, ciò non spettava alla Francia e alla Svezia, ma all’imperatore per la violenta irruzione nell’impero e nei suoi paesi ereditari, senza che egli ne avesse dato motivo. Colla langravia d’Assia si stava trattando un compromesso, e per quello che riguardava il principe di Tran-silvania vi veniva notato che egli nè apparteneva agli «Stati» dell'impero, nè si trovava fra gli alleati tedeschi della Svezia. Per essere pronto in tutti i casi circa la questione religiosa, Chigi nel dicembre 1645 compilò una protesta contro tutti i danni che alla Chiesa potessero derivare sia direttamente che indirettamente dalla conclusione della pace; come modello gli serviva un documento simile usato dal Cardinal Truchsess, quando il 2.3 marzo 1555 aveva protestato contro un regolamento della situazione religiosa dell’impero favorevole ai protestanti.2 Circa il momento opportuno di presentare la sua protesta, Chigi si mise d’accordo col Contarmi ehe gli promise il suo appoggio.3 Poco dopo i principi e le città protestanti consegnarono al cancelliere deH’Impero in Magonza e ai delegati imperiali le loro assai 1 Cfr. la * Lettera di Chigi a Sf. Pallavicino dell’11 agosto 1645, loc. cit. * Cfr. la presente Opera voi. VI 564. 1 Cfr. la lettera di Chigi a C. Pamiili del 15 dicembre 1645 in Ciampi 55. Il tenore della * protesta (senza data) nel Ood. A. I 45, p. 60i>-61 Chig., Biblioteca Vaticana.