Carattere della regina di Svezia. 330 meraviglia che avesse le spalle curve e fosse molto nervosa. Ma quando essa, a 18 anni, assunse il governo della Svezia, la « Minerva svedese » veniva considerata da tutti come un miracolo di se imi. Essa parlava e scriveva correttemente il tedesco, il trance e, l’olandese, l’italiano, il latino e il greco e perfino gli elementi dell’ebraico e dell’arabo. Oxenstyerna le aveva dato lezione sul-r. ite di governo; altri eccellenti maestri le procurarono una profonda cognizione degli antichi classici, della storia, della teologia, della giurisprudenza, della matematica e dell’astronomia. Anche ci ine regina, Cristina, nonostante il peso degli affari di Stato, continuò i suoi studi trascurando completamente la sua malandata salute. Raramente vi fu donna che tenesse così poco al suo esteriore. I. regina portava un abito del tutto usuale e pettinava i suoi bei cu pelli al massimo una volta la settimana: solo alla domenica essa consacrava alla sua toilette una mezz’ora, negli altri giorni non più di quindici minuti. S’accontentava di dormire tre o quattro or;-, le era completamente indifferente quello che mangiava e non beveva che acqua. Nelle gelide notti invernali la si vedeva, educata come era alla spartana, andare attorno per intiere ore. Assisi e va alle sedute del senato, anche se la assalivano attacchi di febbre. • induceva personalmente i negoziati con gli ambasciatori. Agiva tuo grandissima coscienza di sè. Generali, i cui soli nomi facevano tremare la Germania, si vedevano ammutolire tremebondi innanzi a lei. « Se scoppierà una guerra, così diceva un contempi raneo, essa che non ha paura nè del caldo nè del freddo nè «li lle veglie, si metterà alla testa delle sue truppe ».* Ad una tale amazzone il pensiero del matrimonio doveva apparire insopportabile. Solo ima volta, come ragazza di diciassett’anni, pagò anch’essa il suo tributo alla legge generale della natura, nutrendo una tenera simpatia per suo cugino Carlo Gustavo, il f‘>nte palatino Wittelsbach di Zweibrilcken-Kleeburg, ma troppo presto dovette riconoscere che essa aveva donato il suo cuore ad un indegno. Dopo questa crudele delusione, essa dichiarò «li voler prima morire che maritarsi. Soleva dire che voleva andarsene da questo mondo, libera come era nata. Del resto il suo spirito virile amava la conversazione con uomini, particolarmente con dotti, nella stessa misura con cui rifuggiva da quella con le donne. La corte di Stoccolma divenne sempre più un luogo di convegno per i più celebri dotti d’Europa, perchè la colta regina voleva mettere in più vicino contatto il nord che era stato finora piuttosto chiuso a sè, coi paesi ben più progrediti civilmente * Vedi la lettera di Manderecheid in Abckehholtz II App. 9.5 «8., Nel- I Archivio segreto pontificio, Misceli. I 19, p. 259, questo •«ritto è in data, Innsbrnck 1655 gennaio 3, mentre Arc.kenholtz dà la data del 16 ottobre, rispettivamente 10 dicembre.