Innocenzo X. 1644-1655. Capitolo t. La caduta di Mascambruno, che era nemico di Olimpia,1 giovò assai a quest’ultima. Ma ancora più le giovarono le beghe continue fra Camillo, la principessa di Rossano e il Cardinal Panatili: beghe ch’erano per il papa un vero tormento. Fu così che in Innocenzo X si ridestò l’affezione, mai spenta, per sua cognata; egli sperava dalla sua saggezza il ristabilimento della pace famigliare. Anche la maggior parte di cardinali e prelati si espressero per la grazia, poiché opinavano che Olimpia avesse imparato molto dalla sua caduta e si sarebbe tenuta entro limiti più convenienti. Solo Chigi era d’altra opinione, ma la sua voce ammonitrice non venne ascoltata.2 Dopo che Agata, la sorella del papa, ebbe fatta la pace tra le due rivah, la principessa di Rossano condusse l’il marzo 1653 Olimpia dal papa, che l’accolse benevolmente.3 Ma l’epilogo fu ancora peggiore del prologo: l’influsso di Olimpia, divenne più decisivo che mai,4 ed essa lo sfruttò nell’antica maniera. Dei suoi intrighi divenne vittima il Cardinal Pamfih, nel quale il papa già da lungo tempo non nutriva fiducia per le sue relazioni coi Medici e con gli Spagnuoh. Il 2 febbraio 1654 venne dehberato di allontanarlo da Roma, offrendogli il vescovato di Ferrara. Parafili rifiutò, e allora dovette abbandonare l’Eterna Città in pubblica disgrazia, perdendo tutti i suoi posti e le sue dignità. Dalla stessa sorte venne colpito nel luglio 1651 Niccolò Ludovisi. Il Cardinal Chigi, che aveva tentato invano di salvare Parafili, venne ora incaricato della firma dei dispacci in luogo suo. Questo ampliamento del suo potere era però solo apparente, perchè Olimpia mirava a minare il suo posto, dopo aver tentato invano di attirare quest’uomo onesto e di carattere nella sfera dei suoi interessi. s Quanto però fosse riuscito ad Olimpia di scuotere la fiducia di Innocenzo X nel Chigi, è dimostrato dal fatto che l’ultima nomina dei cardinali del marzo 1654 avvenne, senza che il Segretario di Stato ne avesse notizia. Siccome in questa occasione ebbe la porpora Decio Azzolini,6 allora segretario della cifra e noto fautore 'Vedi De Rossi, * Istoria, Vat. 8873, Biblioteca Vaticana. * Palla vicino I 191 ss. * Vedi * Servantius, * Diaria, Archivio segreto pontificio; Gigli in Cancellieri, Mercato 110 e Ciampi 166. * « * Erario unico onde uscivano le grazie » dice De Rossi (* Istoria, loc. cit.), 5 Vedi Palla vicino I 194, la cui versione è confermata da De Rossi, * Istoria (Fai. 8873, Biblioteca Vaticana), e Cfr. anche Denis I 302; Ademollo, Gigli 113 ss.; Ciampi 169 ss., 376; Quellen u. Forsch IV, 243; Piccolo mini, Corrisp. tra la Corte di Roma e V Inquisitore di Malta II, Firenze 1910, 7. Sulla caduta di Ludovisi, vedi Guglielmotti 135. •Azzolini, n. 1612, (vedi Moroni III 314 s.; G. de Minicis, Notine biogr. del card. D. Assolino, Fermo 1858), era dal 1653 anche segretario delle Epistolae ad principes. Come suoi antecessori compaiono qui dal 1644 fino al