Introduzione. 7 si svilupparono sempre più, come l’abitudine di ingerirsi negli affari della Chiesa. Si arriva al punto che, nel secolo xvm, il bruciare sul rogo pastorali vescovili e l’amministrare gli ultimi s acramenti per ordine della polizia non costituiscono più un caso raro, e che infine, nella costituzione civile del clero, lo Stato, senza i vescovi e senza il papa, impone dall’alto in basso una nuova organizzazione ecclesiastica. Ma ecco che questo estremo passo del cesaropapismo è proprio quello che diventa per il papato occasione di trionfo. Quando Napoleone volle rimettere l’ordine nel caos religioso, egli è costretto a fare appello al papa e gli offre così occasione di dar tal prova della sua potenza, quale maggiore non era ancora avvenuto in tutta la storia della Chiesa. Anche nelle sue lotte politiche coi papi, Luigi XIV va incontro a inaspettate delusioni. È vero che egli, nel conflitto per i soldati còrsi, guardia del corpo, costringe Alessandro VII ad umiliarsi per non vedere inondato lo Stato pontificio dalle regie soldatesche; ma nessuno plaudirà al contegno brutale di una gioventù imbaldanzita contro un padre ed un vegliardo. Con ciò in verità i dissensi non sono finiti. Dopo breve pace, sotto Clemente IX, essi si rinnovano già sotto il suo successore, l’ottantenne Clemente X, e si acuiscono in estremo sotto Innocenzo XI. Ma appunto in questo momento incomincia uno spettacolo meraviglioso. Da una parte sta il re più potente dell’Europa, nella pienezza dei suoi anni, che s’appoggia sopra un esercito provato e sopra tutte le arti della politica e della diplomazia, magnificato dai suoi poeti come colui che vedrebbe più chiaro del papa e che sostiene tutto l’edificio della religione.1 Di fronte a questa incarnazione di papale, était un système plein d’inconséquences, qui devait inévitablement un jour se briser contre la logique d’airain de Rome. Même à son apogée, il ne savait pas se passer de Rome. A chaque instant le pouvoir royal avait besoin de ce pape, qu’il combattait si volontiers et avec tant d’obstination. Il fallait souvent solliciter à Rome, quand on aurait voulu commander. On le voyait chaque fois qu’il s’agissait d’une question d’hérésie ou de doctrine, ou simplement d’un chapeau de cardinal. De là une sourde irritation dans l’esprit du roi, qui sentait qu’il y avait à l’intérieur même de cet État, qu’il identifiait avec soi-même, une autre puissance imposant des limites à la sienne. De là aussi cette inconséquence dans les relations avec le pape, mélange de menaces et de sollicitations, de violence et de déférence, de corruption scandaleuse et de persécution mesquine ». (Hanotaux, Recueil I cix. Ch. de Bildt, Christine de Suède et le Conclave de Clément X (1669-1670) 60). 1 Cosi nel 1689 Jean Racine nel prologo iell’Esther in un’apostrofe a Dio: « De la gloire animé, lui seul de tant do rois S’arme pour ta querelle, et combat pour tes droits..... Tout semble abandonner tes sacrés étendards. Et «l’enfer côuvrant tout de ses vapeurs funèbres, Sur les yeux les plus saints a jeté ses ténèbres. Lui seul, invariable et fondé sur la foi,