Scissura tra i rappresentanti cattolici. 79 Osnabrück, Francesco Guglielmo di Wartenberg, un cugino di Massimiliano di Baviera, il delegato del vescovo di Augusta, Enrico de Knöringen, il delegato principale della Spagna conte Peiieranda, 11 benedettino Adamo Adami, rappresentante dei minacciati conventi del Württemberg, e l’inviato del consiglio cattolico di Augusta, dott. Giovanni de Leuxselring. A questo gruppo stava di fronte un altro più opportunistico, più cedevole e conciliante che, tenendo conto della situazione di fatto, voleva concludere la pace ad ogni prezzo, anche a costo di grandi concessioni in questioni religiose. Quest'opinione era rappresentata dal principe elettore Massimiliano di Baviera, dal suo confessore il gesuita Giovanni Vervaux, oriundo della Lorena, e dal conte Massimiliano de Trauttmansdorff, supremo maestro delle cerimonie e fidato consigliere di Ferdinando II, che era arrivato in Münster il 29 novembre 1645, come capo della delegazione imperiale e con poteri amplissimi. La scissura fra i cattolici, il procedere stentato delle trattative, la tendenza del Trauttmansdorff d’influire sugli Svedesi con l’accontentare i protestanti, isolandoli così dai Francesi, i grandi pericoli per i cattolici che si presentavano sempre più minacciosi e finalmente la sfavorevole piega presa dalla guerra con la sanguinosa battaglia di Alerheim nell’agosto 1645, e ancora più dopo la completa congiunzione dell’esercito francese con quello svedese, avvenuta nell’agosto dell’anno seguente, tutto ciò ricolmava Chigi di dolore e di tristezza. Egli sfogava il suo animo in lettere confidenziali ai suoi amici. Egli non sperava, così scrisse il 9 febbraio 1646 a Sforza Pallavicino, niente di bene da questa pace e desiderava di poter andarsene via da Münster.1 In una lettera del 6 aprile a Francesco Albi zzi, Chigi nota dover esser vero quello che si andava allora dicendo, che l’inferno era vuoto perchè tutti i suoi abitanti si erano dati convegno a Münster onde impedire una nuova pace.2 Ripetutamente il Chigi chiede al Pallavicino di pregare; e ciò avviene con particolare insistenza durante le trattative che vennero tenute fra i delegati cattolici e i protestanti dal 12 aprile fino al 5 maggio 1646 ad Osnabrück. Chigi fece di tutto perchè i deputati cattolici tenessero fermo di fronte alle domande dei protestanti, ma in molti aderenti dell’antica Chiesa incontrò grande scoraggiamento.3 Il corso di quelle trattative fu tale che il nunzio, il 27 aprile, constatava con dolore che tutte le sue rimostranze e proteste non erano in grado d’impedire un gravis- 1 * Lettera nel Coi. A. II 28, della Chig., Biblioteca Vaticana. * Ivi * Cod. A. I 22. * * Relazione di Chigi al segretario di Stato in data 13 aprile 1646, iu l'aci, 20, Archivio segreto pontificio.