CAPITOLO IL La conversione della regina Cristina di Svezia alla Chiesa cattolica e il suo soggiorno in Koma. Nessuno, dopo Lutero e Calvino, aveva inferto alla Chiesa cattolica così gravi ferite come Gustavo Adolfo, re di Svezia, uomo eminente, tanto come politico quanto come generale. Il su«» intervento nella storica lotta fra 1’ antica Chiesa e il protestantesimo arrestò la restaurazione cattolica e condusse alla decisione, sigillata dalla pace di Vestfalia. Si comprende perciò che il mondo protestante fosse stato preso da vero terrore, quando corse la voce che la regina di Svezia Cristina, la figlia geniale di Gustavo Adolfo, che lo aveva seguito sul trono, il cui spirito e la cui straordinaria cultura era ammirata da tutta l’Europa, fosse tornata all’antica fede. Già la rinunzia al trono di Cristina e la sua affrettata partenza dalla Svezia vi avevano suscitato il massimo malcontento. Perfino il cancelliere Oxenstyerna osò dire che la regina era diventata pazza.1 Quando seguì in pieno la conversione, il risentimento dei protestanti si sfogò in dicerie di cattivo gusto e in satire amare. Nessuna espressione sembrava abbastanza forte per bollare a fuoco « il volontario ritorno della regina nelle tenebre della vana e stolta superstizione dei papisti ». Si affermava che essa aveva accolta la religione cattolica senza convinzione interiore e soltanto per vantaggi esteriori: piena di nostalgia per la bellezza della natura e dell’arte dei paesi meridionali, si diceva che essa era arrivata all'opinione di non poter vivere in nessun altro luogo: date le sue scarse entrate, si aggiungeva che essa aveva sperato sussidi dal papa o da principi cattolici e siccome detti stranieri le avevano inoculato principi ateistici, ogni religione le era diventata estranea.2 Questi motivi disonorevoli che vennero diffusi non soltanto da parte protestante, ma anche dai Francesis hanno influito per lungo * Vedi Grauert II 11, nota. * Vedi ivi 16 s., 95 8. * Cfr. Palla vicino 1 365.