446 Alessandro VII (1655-1667). Capitolo V. Quando nel dicembre 1655 ci si andava avvicinando alla condanna di Arnauld da parte della Sorbona, in Port-Royal si penso all’espediente di presentare tutta la discussione come una lotta per un nulla e per pure parole. Se fosse riuscito di dimostrar questo in forma convincente e umoristica, si poteva avere dalla propria parte la gran massa di coloro che ridono e così forse si poteva ancora evitare la minacciata condanna o in ogni caso renderla inefficace. Arnauld compilò in tal senso un foglietto volante, che però non piacque agli amici. Allora egli si rivolse a Pascal, che era presente, e lo esortò a tentare l’esperimento. L’abbozzo di Pascal piacque assai; esso comparve per le stampe il 23 gennaio 1656 in solo 8 pagine in quarto, sotto il titolo insignificante: Lettera ad un provinciale da uno dei suoi amici.1 Fu questa la prima delle « lettere provinciali » che presto suscitarono un immenso scalpore. Come s’era convenuto, tutto veniva messo in ridicolo. Ora si discute, così egli dice, nell’assemblea più dotta del regno in lungo e in largo sul fatto se le cinque proposizioni stiano nel libro del Giansenio. Roba da ridere! Ho proprio bisogno dei dottori della Sorbona per accertarmene? Non possiedo io stesso il libro del Giansenio e non so leggere da me? Bd è una questione così importante, quella di sapere se Arnauld sia « temerario » o meno? Tocca ciò la mia coscienza? Questi pensieri sono buttati giù fin dal principio della lettera in una lingua che finora non si era udita; tutto scorre così facile e così persuasivo, si svolge in proposizioncine così brevi e semplici, con tale raffinatezza di frase e con sarcasmo così pungente che il parigino, voglioso di ridere, doveva divertirsi un mondo, senza notare, che Pasci 1 spostava radicalmente il nocciolo della questione. Non si trattava se le cinque proposizioni si trovassero proprio alla lettera nel Giansenio. Arnauld non ve le aveva volute trovare, per salvare Giansenio e il suo libro dalla condanna papale. Ma se il Papa dichiarava d’aver condannato proposizioni di Giansenio, non era davvero temerario o qualche cosa ancora di peggio il dire al capo della Chiesa che in Roma non si sapeva leggere o non si sapeva giudicare il senso naturale di un libro? Con ciò la negazione di Arnauld aveva un’importanza fonda mentale. Ciò vale similmente anche della seconda parte dell» lettera, la quale tratta dell’affermazione di Arnauld che a S. Pie- 1-3, 17-18 in [Dumas] 1 169-184; ('litica di tutte le lettere in Rapin, Mém- 11 353 ss., 394 ss., 431 ss., 454 ss. 1 « Lettre esente à un Provincial par un de ses amis sur le sujet <1< - disputes présentes de la Sorbonne ». Più tardi sotto il pseudonimo « Louis 1 1 Montalte ». Pascal circoscrive « provincial» nella 7 lettera, fine « un de mes allude la campagne ».