126 delle sue funzioni (1). La sua attività internazionale, spianando la via a una nuova dominazione straniera in Italia, a quella dei Franchi, era decisa a impedire il ritorno del dominio bizantino e a soffocare i tentativi di restaurazione, assai più che a distruggere il regno longobardo. In tale ipotesi essa rivendicava i diritti sopra i territori, già bizantini, dipendenti dall’esarcato ravennate, usurpati da re Astolfo. La pretesa si limitava ai ducati dell’Italia centrale, ma non sembra includesse la Venezia e l’Istria, rimaste in possesso del governo orientale (2). Le clausole dei due patti pavesi, con i quali erano successivamente concluse le campagne franco-longobarde, regolavano solo le terre esarcali fino all’altezza di Co-macchio : nessuna allusione alla Venezia e all’ Istria. La provincia veneta, analogamente a quella istriana, dopo la caduta del governo ravennate, al quale più o meno effettivamente obbedivano, non erano considerate vacanti e come tali reclamate dalla coalizione franco-romana. Nè sembra che questo fosse il pen- (1) La situazione è limpidamente descritta nel Liber pontif. eccl. rom., Vita Stephani II, ed. Duchesnk, I, 441 sgg. Cfr. Duchesnk, Les premiers temps de l'état pontificai, Paris, 1911, III ed., p. 52 sgg.; Crivellucci, Le origini dello stato della chiesa, Pisa, 1909, p. 120 sgg. ; Caggese, op. cit., p. 224 sgg. ; Cessi, Le vicende cit., I, 226 sgg. ; Le prime conseguenze della caduta dell' esarcato ravennate nel 751, in « Studi bizantini e neoellenici », voi. V, n. 10. (2) Qualunque sia la natura degli accordi carisiaci del 754 tra papa e re franco, è certo che la discussione (Liber pontif., cit., I, 447 sg.) concerneva i territori dell’esarcato, della Pentapoli e del ducato romano, quelli insomma del-l’Italia centrale (Liber pontif. cit., I, 448 sg.). Il primo patto pavese inter Ho-manos, Franeos et Langobardos definì le questioni relative a essi (Liber poni. oit., I, 451), e i reclami pontifici diretti a re Pipino per il mancato rispetto delle risoluzioni pavesi riguardavano questi (Liber pont. cit., I, 452). Il secondo patto di Pavia del 755 confermò la restituzione delle civitates previste dal primo, includendo in più Comacchio (Lib. pont. cit., I, 453), che costituì l’estremo limite settentrionale dei territori passati in possesso dei franco-romani. Nell’elenco nominativo delle terre da questi occupate non figura alcuna città della Venezia nè dell’ Istria (Lib. pont. cit., I, 454). Nè allora, nè poi, si parlò di tali provincie, che rimasero sotto l’amministrazione bizantina, diretta o indiretta che fosse, e il primo tentativo di estendere le clausole del patto anche a esse appartiene al tempo di Stefano III, dopo l’occupazione longobarda dell’ Istria (M. G. H., Epist., Ili, 715 ; Documenti cit., I, sg.).